Nonostante il differenziale di prezzo bitcoin dollaro sia caratterizzato da profonda volatilità, Bitcoin continua ad oscillare nel range di prezzo $16,000 e $19,000.

La fase di ribasso del mercato delle criptovalute sembra lontana dal concludersi ed è proprio in questi momenti che occorre soffermarsi e capire cosa muove il prezzo di una specifica criptovaluta.

Bitcoin è la criptovaluta leader a livello mondiale ed il suo successo, unita ad una crescente adozione, hanno portato la sua capitalizzazione di mercato a superare quella di ogni altra criptovaluta. 

Al momento Bitcoin vanta il 40% della capitalizzazione totale del mercato crypto, seguita da Ethereum (20%), la stablecoin Tether (8%), e Binance coin (5%). 

Bitcoin si è evoluto in modo significativo rispetto ad altre criptovalute, sviluppando un solido mercato di scambio ma anche un insieme di strumenti finanziari che possono soddisfare investitori di un certo calibro.

Tuttavia, come al solito con i mercati, la volatilità può essere alta e possono verificarsi ribassi repentini durante qualsiasi momento dell’anno. 

Esaminiamo dunque i principali fattori che influenzano il prezzo di Bitcoin

Capitali disponibili e politiche monetarie

il principale fattore che muove il prezzo di Bitcoin è proprio la liquidità disponibile degli investitori. 

Bitcoin in questo momento ha perso la sua natura di asset decorrelato ed il suo andamento è largamente influenzato dalle politiche monetarie delle banche centrali e dalle dinamiche geopolitiche. 

Si può affermare che la quantità di valuta immessa in un’economia influenza le scelte di investimento di tutti i player del mercato. Dai fondi di investimento fino al piccolo risparmiatore. 

Di consequenza, una parte dei capitali disponibili verrà riversata in asset come criptovalute, che si prestano bene alle preferenze degli investitori con alta tolleranza al rischio.

Tra il 2020 ed il 2022 la volatilità del mercato crypto ha seguito chiaramente l’andamento degli altri mercati ed ha subito i colpi dell’emergenza Covid-19. 

Nel marzo 2020, quando l’emergenza pandemica era ormai conclamata in tutto il mondo, Bitcoin arrivò a toccare i $3,400 dollari a moneta. 

Un crollo verticale che colse di sorpresa diversi investitori e risparmiatori. Tuttavia, nel giro di poco più di un anno, Bitcoin ha toccato un nuovo massimo, attorno ai $64,000 (Novembre 2021).

Tale volatilità si può spiegare guardando alle politiche delle banche centrali

Per arginare gli effetti devastanti di chiusure e restrizioni di vario tipo al fine di contrastare il diffondersi del virus SARS-CoV, tanto la FED quanto la BCE e le altre banche centrali mondiali, hanno dovuto supportare l’economia con delle politiche monetarie espansive. 

Tali politiche hanno messo in tasca dei cittadini e delle aziende (e quindi in circolo nel sistema economico) enormi quantità di denaro che si sono riversate tra i vari asset disponibili. Dalle stocks, ai metalli preziosi, ed infine le criptovalute.

Oggi assistiamo a politiche monetarie più restrittive, tassi alti, e uno scenario geopolitico incerto. E così le criptovalute, Bitcoin su tutti, si assestano a quotazioni ben distanti dai massimi, dove probabilmente resteranno ancora a lungo.

Adozione e notizie

Un altro fattore rilevante nel muovere il prezzo di Bitcoin sono l’adozione e le notizie relative ai player.

Quando El Salvador annunciò l’adozione di Bitcoin come moneta a corso legale, il prezzo di Bitcoin rispose positivamente all’annuncio. Al contrario, i recenti fallimenti di diversi exchange e criptovalute, hanno affossato la valutazione di Bitcoin.

Ad esempio, il collasso della criptovaluta TerraLuna, ha dato un primo colpo deciso alle quotazioni di tutti gli asset del mercato. Successivamente, le liquidazioni e il fallimento di vari exchange, hanno infine affossato le quotazioni di Bitcoin, ripulendo il mercato dagli speculatori e lasciando i soli holder di criptovalute.

Mining

Infine, un altro fattore rilevante nell’influenzare il prezzo di Bitcoin è il mining, ossia il processo con il quale si producono bitcoin. 

Le aziende che si occupano di tale attività, consumano molta energia elettrica e quindi si trovano a dover fare calcoli economici per mantenere la loro redditività. 

A seconda della fase di mercato (bear o bull) i miner si trovano costretti a vendere o a conservare la moneta. Tuttavia, in fasi espansive la tentazione a non vendere è sempre alta ed i miner più sprovveduti si trovano a dover rincorrere il prezzo di Bitcoin per recuperare.