Per quanto riguarda i System of a Down e il suo frontman Serj Tankian ci sono due notizie, una cattiva e una buona: quella negativa è che il concerto al Milano Innovation District, previsto per il 10 giugno 2021, è stato definitivamente cancellato, e non più solo rinviato, come era stato in precedenza. Un vero peccato per tutti gli appassionati di musica e, soprattutto, per chi aveva sperato di assistere all’evento dal vivo, costretto ora a chiedere il rimborso del biglietto, da presentare entro il 30 giugno, presso il proprio rivenditore.
Ma non è tutto male per i fan della band americana di origine armena: è di recente uscito il nuovo EP si Serj Tankian, con cinque nuovi pezzi che ritornano sui temi e le musicalità che hanno reso popolare la band nei primi anni del millennio.

Un Ep tra attivismo politico e sguardo al passato, col sapore SOAD

Il nuovo album, intitolato “Elasticity“, secondo i progetti del cantautore nato a Beirut il 21 agosto 1967, doveva essere eseguito proprio al concerto nel capoluogo lombardo, dai quattro componenti della storica formazione. Per chi è da sempre fan dei System, infatti, non sarà difficile ritrovare nello stile e nelle parole molti di quegli elementi che danno seguito più alla linea degli ultimi lavori precedenti alla separazione, ossia Mesmerize e Hypnotize, pubblicati entrambi nel 2005, piuttosto che con gli ultimi progetti realizzati da solista.

La potenziale reunion del 2010-2011, con annesso concerto in Fiera di Rho, aveva fatto sperare a lungo i fan italiani in un loro ritorno ufficiale, ma le carriere sono rimaste costantemente divise, salvo alcune collaborazioni occasionali, fino all’annuncio del loro tour, e alla pubblicazione di due nuovi singoli nel 2020, Protect the land e Genocidal humanoidz. Questi due lavori dovevano essere, secondo Tankian, l’inizio di qualcosa di nuovo che portasse alla creazione del sesto album dei System.
Ipotesi però definitivamente tramontata: «non siamo riusciti a guardarci negli occhi per trovare una strada da percorrere insieme, soprattutto a livello creativo», ha dichiarato il cantautore.

Anche se il lavoro uscito il 19 marzo ha poco da invidiare agli altri LP, se non il fatto che contiene solo cinque tracce.
Per quanto riguarda i contenuti di quest’opera, i più attenti non avranno certo mancato l’assonanza del titolo con quella di un ben più famoso disco, ossia Toxicity, come a rimarcare il rapporto comunque presente, se non con il presente, almeno con il passato della band di Los Angeles.

Viene ripreso lo stile alternative metal, che ha reso famosa la band, nonché i temi politici e sociali tanto cari a Tankian, tanto da entrare in conflitto con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, quando nel 2015 si rifiutò di chiamare “genocidio” l’evento storico che portò al massacro degli armeni da parte dei turchi, tra il 1915 e il 1922, nonché con la propria etichetta discografica all’epoca, Sony, per aver evidenziato il fallimento della politica estera degli Stati Uniti, considerandola causa scatenante dell’attentato alle Torri Gemelle nel 2001.

La necessità, talvolta ingenua, che la verità sia dichiarata e pubblica è una costante dei temi, anche nel nuovo lavoro: sono molto criticate le bugie della politica, l’ipocrisia della società – soprattutto se correlata alla religiosità dell’individuo; l’insensatezza di usare la religione tout court come base su cui costruire i propri propositi bellicistici, evidenziato soprattutto nel pezzo Your Mom.

C’è spazio però anche per qualche pezzo un po’ più sentimentale – senza rinunciare all’attivismo, un po’ più implicito all’interno dei testi – come Rumi, dedicata al figlio del cantautore, ed Electric Yerevan, con al centro la capitale dell’Armenia in cui la band si esibì, forse nel suo concerto più significativo, nel 2015 – un esibizione di due ore e mezza con trentasette pezzi suonati sul palco, nella propria terra d’origine, nel centenario del genocidio. In particolare, quest’ultimo pezzo è forse quello simbolo dell’EP, ancora più dell’inedito che gli dà il titolo, in quanto celebra la rivoluzione pacifica del 2018, con quel concerto che ne fu il seme (secondo le parole del presidente Pashynian), e che ha portato alla fine del regime oligarchico, e a una transizione verso l’attuale repubblica parlamentare.

Insomma, uno spiraglio nelle vite di tutti i fan dei System of a Down. Non avranno, almeno nel futuro prossimo, la possibilità di assistere alle loro performance dal vivo, ma almeno potranno godere dei cinque nuovi pezzi di Tankian, i quali, tra un po’ di nostalgia e il costante attivismo, trascinano nella sua musicalità aggressiva e armoniosa allo stesso tempo, e fanno sentire meno soli chi li ascolta.

Luca Meneghini