Dopo le polemiche scoppiate attorno alla proiezione del film russo “Il Testimone” alla casa di quartiere “Villa Paradiso” (che poi è stata cancellata), il Comune e la Questura vorrebbero controllare le iniziative che si svolgono in questi spazi e per questa ragione chiedono settimanalmente agli organizzatori di fornire un elenco di quelle in programma.
È destinata a far discutere la circolare partita dal Gabinetto del Sindaco di Bologna e giunta ai Quartieri per il monitoraggio delle attività programmate negli spazi pubblici, tra cui appunto case di quartiere, biblioteche e sale civiche. È Potere al Popolo a sollevare il caso, puntando il dito contro il Comune.

La circolare comunale e la protesta di Potere al Popolo: «Potenziale censura»

Ad essere attenzionate, secondo la circolare, dovrebbero essere quelle iniziative che “possono essere rilevanti dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico, o comunque, da tenere monitorate (es. eventi che trattano temi di particolare sensibilità, presentazione di libri/eventi con personaggi di rilievo, ecc…)”.
Una dicitura che per i consiglieri di quartiere di Potere al Popolo Francesca Fortuzzi (San Donato-San Vitale) e Pietro Pasquariello (Navile) rimanda direttamente alla vicenda del film russo che avrebbe dovuto essere proiettato a Villa Paradiso.

«Le case di quartiere così come le associazioni assegnatarie di spazi pubblici avevano già l’obbligo di segnalare al Comune la programmazione annuale, ovvero delle attività periodiche, ma non era mai successo che venisse richiesta in anticipo la programmazione delle attività non periodiche – sottolineano gli esponenti di Potere al Popolo – Abbiamo fatto richiesta di maggiori informazioni di questa novità agli uffici dei nostri Quartieri, San Donato – San Vitale e Navile. Le risposte, seppure in forma differente, ci hanno confermato che questa informativa è stata inviata a tutti i Quartieri, ma cercando di rassicurare che si tratta in qualche modo di normale amministrazione. Non siamo affatto tranquillizzati, perché le associazioni che abbiamo contattato in questi giorni, seppure non tutte hanno ricevuto avviso dal rispettivo Quartiere, si sono espresse con una certa preoccupazione rispetto a una nuova forma di controllo di Comune e Questura che non ha precedenti».

Per i consiglieri di Potere al Popolo l’informativa può costituire un «ulteriore pericoloso passaggio di controllo preventivo, e quindi possibilmente di censura, su tutto quanto possa essere sgradito al Comune e più in generale non allineato rispetto al clima di guerra che sta venendo alimentato a Bologna come nel resto del Paese. Si tratta di una stretta repressiva che crea un clima di generale all’interno del quale poi qualunque gruppo di potere può ergersi a pubblico censore proponendo il silenziamento di ogni voce fuori dal coro, come si vede in queste ore in merito alla presenza di Omar Barghouti invitato paradossalmente proprio dal Comune».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCA FORTUZZI:

La risposta del Comune

«Suona abbastanza surreale l’allarme censura sollevato dai consiglieri di Quartiere di Potere al  Popolo. Se invece di trarre arbitrarie conclusioni avessero chiesto una spiegazione direttamente alla fonte, avrebbero evitato un’inutile preoccupazione». Così il Comune di Bologna replica alla nota con cui Potere al Popolo ha segnalato le comunicazioni inviate dagli uffici circoscrizionali per conoscere preventivamente la programmazione di tutte le iniziative organizzate in Case di Quartiere, biblioteche e sale civiche.

«Nessuna censura, semplicemente nella consueta collaborazione tra istituzioni abbiamo chiesto di segnalarci le iniziative più sensibili – è la spiegazione fornita dall’amministrazione – Non per smania di controllo, ma per agevolare il lavoro di chi ha l’onere di valutare eventuali misure a tutela di chi prende parte alle iniziative in uno spazio pubblico, che ha il diritto di partecipare con serenità alle iniziative che vengono proposte. Ci preoccupiamo degli spazi sui quali abbiamo responsabilità». Per Palazzo D’Accursio, quindi, le accuse di censura sono «assolutamente inconsistenti: lo dimostra il fatto che le iniziative si svolgono e continueranno a svolgersi».