Una sessantina di esponenti bolognesi di Sel si sono autoconvocati ed hanno firmato un documento per mettere in discussione il temporeggiamento del partito sull’alleanza col Pd alle prossime comunali, indicando invece la rottura con l’amministrazione Merola. “People Mover, Passante Nord e lo sgombero di Atlantide sono motivi sufficienti”. L’ira della coordinatrice Beltrami: “C’era un’assemblea convocata per giovedì, non capisco il senso. Forse c’è chi pensa ai destini personali”.

I motivi dello strappo

Le sollecitazioni erano arrivate da più parti e, alla fine, è arrivato lo strappo: una sessantina di esponenti bolognesi di Sel, tra cui la capogruppo Cathy La Torre, il consigliere regionale Igor Taruffi, l’ex coordinatore Luca Basile e l’ex consigliere regionale Gianguido Naldi, hanno deciso di autoconvocarsi, firmando un documento in cui contestano il temporeggiamento della dirigenza bolognese in tema di alleanze per le elezioni comunali del 2016.
Già qualche giorno fa da Roma era arrivata l’indicazione per non riproporre un’alleanza col Pd, ma da sotto le Due Torri era stata rivendicata l’autonomia decisionale e la democrazia del percorso indicato.

Oggi invece il colpo di scena, con una fronda che ha anche presentato un documento, nel quale si sottolineano alcune delle ragioni per le quali sarebbe impossibile pensare di presentarsi in una coalizione col Pd. Tra queste spiccano lo sgombero di Atlantide e la contestuale cacciata dell’assessore alla Cultura Alberto Ronchi, il Passante Nord che continua ad essere sostenuto dal sindaco Virginio Merola e l’annuncio dell’apertura dei cantieri per il People Mover, nonostante ci sia un’inchiesta in corso.

Lo strappo ha provocato parecchie turbolenze, con la coordinatrice provinciale Egle Beltrami che afferma di non capire la scelta, visto che per giovedì era in programma un’assemblea federale, e che passa all’attacco di alcuni autoconvocati, sostendendo che siano più interessati ai destini personali che al percorso che si era stabilito insieme. Il riferimento è a La Torre, che dai nostri microfoni risponde alle accuse: “Io ho sempre avuto il coraggio di dire come la pensavo, senza nascondermi dietro un dito come fa qualcuno. Ho difeso Merola in occasione del riallaccio dell’acqua agli occupanti e quando ha respinto una parte del Jobs Act sugli appalti, ma ho detto apertamente che non era più sostenibile dopo lo sgombero di Atlantide, quando la situazione è precipitata”-

Sul percorso di verifica dell’operato dell’Amministrazione, La Torre sottolinea che quella era un’idea dell’estate scorsa, ma che “non si può restare fermi se ci cade il tetto in testa”. Ed usa un’espressione per definire il temporeggiamento di alcuni suoi colleghi di partito: “Il partito che non decide è un partito che decede”.

Gli autoconvocati, quindi, guardano altrove. E in questo senso non può passare inosservato l’ennesimo appello di Mauro Zani, rivolto agli esponenti di Sel, a cui chiede di confluire nella Coalizione Civica. Un’opzione che per Beltrami non era esclusa, ma che doveva essere frutto di un percorso di consultazione della base.

Nel dibattito delle ultime settimane un peso lo avevano giocato le parole dell’assessore al Welfare Amelia Frascaroli, che sembrava invece intenzionata a continuare il lavoro con Merola.
“Amelia crede di poter condizionare il lavoro dell’Amministrazione da dentro – sostiene La Torre – ma in questi anni abbiamo visto che, nonostante la lista avesse il 10%, non sempre siamo risultati incisivi”.
Lettura opposta, per testimoniare la profonda divergenza di vedute, è quella di Beltrami: “Amelia ha fatto critiche al Pd ben più pungenti di quelle del documento degli autoconvocati”.

Alla domanda se la frattura consumatasi oggi possa essere ricucibile, Beltrami risponde: “Io ci provo, ma è evidente che c’è chi tifa rottura”.