Il centrosinistra bolognese non ha ancora sciolto i nodi per le prossime elezioni comunali. In particolare, all’interno del Partito Democratico non si sono sopite le tensioni e le corse alla candidatura a primo cittadino. Da un lato l’attuale assessore a Sicurezza e Commercio Alberto Aitini non molla l’osso. Ma, oltre al suo nome, circola anche quello dell’eurodeputata ed ex vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini. Entrambi se la dovrebbero vedere con l’assessore comunale alla Cultura, Matteo Lepore, che giorno dopo giorno incassa ulteriori endorsement.

Comunali, l’asse nazionale in chiave bolognese con Lepore candidato

Sono diverse le attestazioni di stima che Lepore ha ricevuto nell’ultima settimana. L’unica non politica è quella di Gianni Morandi, che ha parlato bene di lui durante un’iniziativa alle Cucine Popolari. Politicamente, però, senza dubbio contano di più le parole di apprezzamento espresse dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che, oltre a parlare bene di Lepore, ha affermato che la sua ex-vicepresidente sarebbe intenzionata a restare in Europa.
Due settimane fa anche il responsabile organizzativo nazionale del Pd, Stefano Vaccari, aveva fatto il nome dell’assessore alla Cultura, scatenando la reazione stizzita del deputato Andrea De Maria.

La questione bolognese, però, potrebbe sbloccarsi facendo leva sugli assetti nazionali. O almeno le varie parti in gioco sembrano avere adottato questa strategia per accreditare le proprie tesi. La settimana scorsa, ad esempio, Aitini, in un’intervista, ha chiuso a sinistra aprendo ai moderati, sostenendo che con la prima c’è scarsa sintonia, soprattutto sul tema della sicurezza.
Ieri, invece, l’ex senatore bolognese Sergio Lo Giudice ha prefigurato lo scenario che la direzione di Nicola Zingaretti vorrebbe a livello nazionale, con un intergruppo composto da Pd, M5S e sinistra.

In particolare, Lo Giudice chiede di «verificare nelle città che andranno al voto a giugno l’unità del campo democratico che ha governato il paese nell’ultimo anno e mezzo. A partire da qui, aprirsi ad altre forze politiche e civiche che vogliano condividere un progetto, sulla base di strategie chiare basate sui contenuti». A guidare questa alleanza, secondo l’ex senatore, dovrebbe essere proprio Matteo Lepore.
Al contrario, Lo Giudice si schiera contro il percorso «vagheggiato nei giorni scorsi da chi (i centristi di Bologna civica ndr) vorrebbe guardare alla composizione vasta ed eccezionale della maggioranza Draghi per dare vita anche a Bologna a strane coalizioni che superino le differenza fra destra e sinistra».

Ai nostri microfoni, l’ex senatore si auspica che il partito individui in Lepore la figura unitaria per la candidatura. Se così non fosse, ci sarebbe la possibilità di ricorrere alle primarie. Anche nella pandemia. «Il Pd nazionale ha già detto che può mettere a disposizione una piattaforma per il voto online – osserva – e, aprendo i circoli per quelle poche persone, magari più anziane, che non hanno dimestichezza con internet, si potrebbe votare senza mettere a rischio la salute delle persone».
Ciò che importa, per Lo Giudice, è nessuno pensi a colpi di mano e fra organismi dirigenti ristretti di decidere il futuro di Bologna.

Ma cosa ne pensa la sinistra? In Regione, dove già siede tra i banchi della maggioranza, sembra essere d’accordo. Non più tardi di due giorni fa Emilia-Romagna Coraggiosa ha firmato una risoluzione insieme al M5S per chiedere di salvare il reddito di cittadinanza, ottenendo l’appoggio del Pd. Ai nostri microfoni, il consigliere Igor Taruffi è stato ancora più esplicito, sottolineando proprio come il lavoro insieme ai pentastellati ripresenti sul piano locale il proposito nazionale.
A Bologna, però, Coalizione Civica non ha ancora sciolto le riserve relative alle eventuali alleanze per le elezioni comunali. «Ci sono stati importanti segnali di disponibilità reciproca», sostiene Lo Giudice.

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