A Palazzo D’Accursio, alle 18.00, il primo appuntamento della campagna per introdurre il reddito minimo garantito in Emilia Romagna. L’appello di una rete di associazioni per creare una misura universale per i residenti in regione e la richiesta ai consiglieri regionali di dare vita ad un intergruppo per scrivere la legge.
Contrastare la crescente povertà, ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere la dignità della persona, contrastare il lavoro nero e ampliare la sfera della cittadinanza. A questo serve il reddito minimo garantito, una misura di cui si discute da anni, ma che non sembra trovare concreta applicazione nei provvedimenti legislativi.
È per questo che una rete di associazioni ha costruito un appello per introdurre il reddito minimo nella nostra regione e oggi dà vita alla prima iniziativa pubblica per lanciare la campagna “Come minimo un reddito!“.
Alle 18.00, nella Sala Imbeni di Palazzo D’Accursio, le associazioni Act, Ailes, Forum Welfare, Naufragi, Piazza Grande e Tilt, insieme ai sindacati Cisl, Adl-Cobas ed Asia-Usb, interessati al tema, si ritrovano per confrontarsi, dopo l’introduzione di Claudio Gnesutta, redattore di Sbilanciamoci, già docente di Economia Politica presso l’Università La Sapienza di Roma, che spiegherà le differenze di forma e sostanza tra le diverse misure di sostegno al reddito. Un intervento necessario per precisare cosa si intende con reddito minimo, visto che sotto a questa definizione sono state inserite le misure più disparate, alcune delle quali ricalcavano erroneamente il vecchio sussidio di disoccupazione.
“La misura che chiediamo – spiega Martina Masi, portavoce della campagna – deve rispondere al principio di universalismo, ovvero dev’essere rivolta a tutte le persone, italiane e non, residenti in Emilia Romagna da almeno 6 mesi in condizione di povertà assoluta”. Per i promotori, inoltre, il sostegno economico va integrato con la definizione di un progetto personalizzato per il raggiungimento di condizioni di vita dignitose, che preveda sia l’accompagnamento all’accesso ai diritti fondamentali quali l’abitazione e la salute, sia la possibilità di sviluppare le capacità della persona.
Il tutto, però, senza vincolare il reddito alla partecipazione a lavori socialmente utili o tirocini non retribuiti.
Il prossimo passo previsto nell’ambito della campagna è la richiesta ai consiglieri regionali di tutte le forze politiche di costituire un intergruppo, aperto alle organizzazioni della società civile, per dare concreta forma legislativa alla sperimentazione proposta di un reddito minimo garantito a livello regionale.