Due attacchi congiunti al Parlamento iraniano e al mausoleo di Khomeini a Teheran, rivendicati da Isis, avrebbero provocato 10 morti. È la prima volta che viene colpito il Paese a maggioranza sciita. Per capire cosa è successo e come dobbiamo interpretarlo abbiamo interpellato il giornalista Giuseppe Acconcia, autore del libro “Il Grande Iran”.

Attentato al parlamento: che cosa succede in Iran?

Quattro persone hanno preso d’assalto la sede del Parlamento iraniano, uccidendo una guardia e ferendo alcune persone e, secondo alcuni media, prendendo anche ostaggi. Altri terroristi, compreso un attentatore suicida, hanno colpito anche il mausoleo di Khomeini. Il primo bilancio parziale parla di 10 morti e, secondo alcune fonti, un’esplosione si sarebbe udita anche alla metro vicino al mausoleo, mentre per altre fonti un terzo attacco alla metro sarebbe stato sventato dalle autorità iraniane.

Per comprendere cosa sta succedendo e come interpretare quanto avvenuto in Iran ci siamo affidati a Giuseppe Acconcia, giornalista e autore del libro “Il Grande Iran”.
“Negli ultimi anni Teheran è stata oggetto di vari tentativi di attentato, che l’intelligence iraniana è sempre riuscita a sventare – racconta Acconcia – Questa volta non è stata così e c’è una prima rivendicazione generica di Isis che occorre verificare”.

Quel che è certo è che gli attentati in Iran si inseriscono nell’aumento dell’instabilità dovuto ai recenti attacchi, tra cui Manchester, Londra e ieri Parigi che, spiega il giornalista, possono rappresentare una strategia di Isis quando subisce sconfitte sul campo, come sta avvenendo a Raqqah, in Siria, con l’avanzata delle formazioni curde. Non è infatti la prima volta che i jihadisti colpiscono in modo mirato l’Europa quando stanno subendo sconfitte sul campo.

Per capire ancora meglio il contesto, però, bisogna tenere conto del grave sostegno che l’Amministrazione statunitense di Donald Trump ha confermato all’Arabia Saudita, con un accordo di 110 miliardi di dollari in armi. “Non direttamente la monachia, ma i businessmen sauditi – osserva Acconcia – da sempre finanziano gruppi terroristici”.
Non bisogna inoltre trascurare il recentissimo isolamento del Qatar operato dalla stessa Arabia Saudita, insieme ad Egitto, Emirati Arabi e Bahrain, allo scopo di frenare il finanziamento ai Fratelli Musulmani, gruppo di opposizione presente in quei Paesi e particolarmente forte in Egitto e Siria.
“Questa presa di posizione – sottolinea il giornalista – evidentemente si inserisce in un quadro in cui i sauditi rafforzano i gruppi salafiti, quindi i gruppi radicali estremisti che sostengono Isis o lo rafforzano indirettamente e, per contro, indeboliscono i Paesi che più sono impegnati nella lotta contro lo Stato Islamico, primo fra tutti l’Iran“.

L’attacco all’Iran, inoltre, assume una valenza simbolica, dal momento che la Repubblica islamica è a maggioranza sciita, mentre i finanziamenti ai terroristi arrivano da parte sunnita o wahabita.
Il Paese, inoltre, ha appena svolto le proprie elezioni, dove è stata confermata la guida moderata di Rohani, contraddistinta dal dialogo con la comunità internazionale. “Occorrerà vedere se questi attentati modificheranno la politica interna iraniana, dal momento che i gruppi più conservatori erano stati messi all’angolo”, conclude Acconcia.