Con una vittoria di ampissimo margine, il leader della sinistra cilena Gabriel Boric si è aggiudicato il ballottaggio presidenziale che lo ha opposto in Cile all’ultraconservatore José Antonio Kast. Quando lo scrutinio aveva raggiunto il 92,12%, Boric aveva ottenuto oltre il 55% contro il 44% di Kast, con un vantaggio schiacciante di oltre undici punti che nessun sondaggio o analista aveva potuto prevedere. Secondo i dati ufficiali, l’affluenza in Cile è stata superiore al 50%, mentre nel primo turno nemmeno la metà della popolazione era andata alle urne.

Elezioni presidenziali in Cile, le ragioni della vittoria della sinistra

Sono molteplici le ragioni che hanno portato alla vittoria di Boric, che i sondaggisti non erano stati in grado di prevedere. Un primo punto riguarda sicuramente il comportamento elettorale. «Al primo turno si erano presentate quattro formazioni di sinistra – racconta ai nostri microfoni Juan Contreras, esule cileno in Italia – Al secondo turno ha prevalso il buon senso e il popolo cileno è andato a votare compatto».
Molto importante il contributo dei giovani, che evidentemente hanno trainato la vittoria di Boric.

Lo stesso Boric è molto giovane. Ha 36 anni e la sua storia politica comincia con le lotte studentesche. A differenza che altrove, i movimenti studenteschi cileni hanno saputo interagire ed egemonizzare i partiti ed è questo ciò che è accaduto per il neopresidente cileno.
«È un personaggio che esce dalle lotte studentesche del 2006, della famosa ondata dei “pinguinos“, nome che viene dalle uniformi scolastiche obbligatorie in Cile – racconta Contreras – Le piccole organizzioni studentesche, tra cui quella di Boric, hanno costituito il “Frente Amplio“, un’unità di carattere programmatico nel partito comunista cileno, creando un cartello che si chiama “Apruebo Dignidad“, che si è presentato alle primarie, vinte da Boric».

In altre parole, Boric si è affermato dal basso, dalle lotte studentesche e, nonostante la giovane età, ha saputo fronteggiare il rivale Kast, un politico navigato, candidato di una coalizione repubblicana di stampo trumpiano, nostalgico della dittatura di Augusto Pinochet e figlio di un ufficiale nazista fuggito in Cile durante la Seconda Guerra Mondiale.
La formazione di Boric è una formazione di sinistra moderata. «Potremmo dire socialdemocratica – osserva Contreras – ma sul modello nordeuropeo, non la socialdemocrazia che abbiamo conosciuto nell’area mediterranea».

La vittoria di Boric, però, si inserisce in un contesto particolare. Tutto è iniziato con le proteste studentesche e della società civile contro le politiche neoliberiste del presidente Sebastián Piñera.
Una miccia che ha infiammato tutta l’America Latina, ma che in Cile più che altrove ha ottenuto i migliori risultati, come l’abolizione della Costituzione di Pinochet e l’insediamento di un’Assemblea costituente che rappresenta meglio le minoranze e che sta stilando una nuova Costituzione.
A maggio scorso, durante le elezioni amministrative, nella capitale Santiago si era affermata una sindaca donna e comunista, Irací Hassler Jacob. È in questo contesto che ieri il popolo cileno ha incoronato Boric alla presidenza.

ASCOLTA L’INTERVISTA A JUAN CONTRERAS: