Il 10 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali associata con l’anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948, Stati Uniti). È un’opportunità per riflettere sulle crudeltà che incombono sul mondo animale, a cui invece, si dovrebbero garantire condizioni di libertà e giustizia, come per l’uomo.
Una questione grave
Si tratta di uno dei problemi più drammatici e dibattuti nella nostra società: quello della violenza contro gli animali. Ci sono molti fattori che dimostrano una crescente sensibilità a questo problema. Ad esempio, diventa sempre più diffusa e normalizzata la scelta delle persone di intraprendere una dieta alimentare che esclude la carne: in Italia, si registra una stabilità nella crescita del numero di vegetariani e vegani. Per questo, sono sempre più numerosi ristoranti a cucina vegana o vegetariana, e ancora di più quelli che propongono nel menù alternative senza carne. Inoltre, nel tempo si sono anche sviluppati molti movimenti animalisti – gruppi di persone che si attivano per tutelare gli animali – che hanno contribuito a una sensibilizzazone più ampia della società verso fenomeni di maltrattamento animale, ma soprattutto all’intervento politico e giuridico contro di essi. Ma questo non è abbastanza, ancora in Italia e in tutto il mondo ci sono casi scandalosi di sfruttamento di animali, che vengono tormentati o uccisi perchè considerati come merce o come cavie di sperimentazione.
I crimini contro gli animali più contestati
Da un’analisi dei crimini contro gli animali in Italia del 2021, si evince che il reato più contestato è quello di uccisione di animali, a cui seguono:
- maltrattamento di animali
- reati venatori
- abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura
- uccisione di animali altrui
- traffico di cuccioli
- organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate
- spettacoli e manifestazioni vietati.
Gli animali e l’uomo
“Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”, così diceva Mahatma Gandhi. Fin dall’antichità gli animali hanno assunto un valore importante per l’uomo, come esseri affascinanti dotati di qualità: ad esempio, gli Egizi avevano associato ad ogni dio uno specifico animale. Oggi gli animali, in particolare quelli domestici, vengono considerati parte integrante della propria famiglia. Per molti di noi, sarebbe difficile affrontare la vita senza di loro. Rispettati, coccolati e umanizzati. Ma quando si è cominciato a pensare a come trattiamo gli animali? Quando si è cominciato a riflettere sul rapporto che ci dovrebbe essere tra animali e uomo? Fra Sette e Ottocento si sosteneva la tradizionale separazione tra umani e non umani; poi, nacquero le prime mobilitazioni per la tutela animale. Queste, nel corso dell’Ottocento si espansero notevolmente trovando punti di contatto con con l’attivismo zoofilo, i movimenti per l’emancipazione femminile e la crescente consuetudine di avere un animale da compagnia. Da allora la convivenza tra umani e animali si è caricata di nuove implicazioni, pratiche e morali, e sono cambiati in modo irreversibile il modo di considerare il problema della sofferenza animale e la nostra relazione con i pets.
L’origine dello spirito animalista
Le prime forme di attivismo a favore degli animali si svilupparono in concomitanza con l’affermarsi dell’economia capitalistica, degli ideali e dei costumi della borghesia urbana. In origine la preoccupazione per le condizioni di vita e di morte degli animali, scaturì dai valori e dalle priorità delle nascenti classi borghesi, le cui idee a favore dell’autodisciplina e della temperanza, dell’ordine e del decoro pubblico finirono per incorporare anche il trattamento riservato agli animali. Dunque le tendenze di tutela animale si basavano sull’idea che un atteggiamento caritatevole verso gli animali avrebbe avrebbe ingentilito i costumi e accresciuto “la felicità collettiva e una genuina filantropia”. Accanto ai nobili motivi di ordine etico e civile vi erano poi i vantaggi materiali ed economici che sarebbero derivati, per i singoli e per la comunità, dall’accudire con cura l’animale. In una fase di sviluppo del sistema capitalistico finalizzato all’efficienza e all’ottimizzazione delle risorse, diventava importante che anche la manodopera responsabile del bestiame fosse istruita a trattare gli animali secondo logiche di tipo economico. Fino ad allora l’animal advocacy rimase un movimento non solo circoscritto socialmente, ma di fatto interessato a un numero esiguo di maltrattamenti e di specie, perlopiù addomesticate, mosso da istanze di tipo morale e materiale che ben poco avevano a che fare con la sofferenza animale.
Dove siamo arrivati
Oggi abbiamo la consapevolezza che gli animali debbano essere protetti prevalentemente per il fatto che, la loro esistenza garantisce un equilibrio all’ecosistema naturale, ad oggi molto compromesso. – L’estinzione degli animali può compromettere le funzioni ambientali, quindi provocare una riduzione delle risorse primarie, e può avere anche effetti negativi di carattere sanitario, quindi favorire le epidemie. – Inoltre, sappiamo che agli animali, come gli esseri umani, spetta il diritto alla vita e alla libertà. Infatti, nel 1998, le associazioni animaliste britanniche Uncaged e Peta hanno scelto di proclamare il 10 dicembre, la Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali (articolo di cure-naturali.it). L’intento è quello di associare il tema della crudeltà contro gli animali a quella commessa contro l’uomo, sulla linea descritta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale. Sottoscritta a Parigi nel 1978 presso la sede dell’Unesco, tale dichiarazione costituisce un Manifesto, i cui dieci articoli attestano che:
- Tutti gli animali sono depositari degli stessi diritti;
- la vita di ciascun essere vivente deve essere rispettata;
- nessun essere vivente dovrebbe essere sottoposto a trattamenti o azioni crudeli;
l’educazione al rispetto degli animali tra i cittadini e, soprattutto, nelle scuole è un valore fondamentale, che va condiviso e trasmesso quotidianamente.
Sebbene generalmente riconosciuta nelle varie comunità nazionali, la dichiarazione non possiede valore giuridico, ma fornisce delle linee guida etiche e morali per quanto riguarda il comportamento da tenere nel rispetto degli animali.
L’uomo è natura come tutti gli esseri viventi, compresi gli animali. Per questo il rispetto della dignità degli animali è una prerogativa di base della morale umana e naturale. È possibile vivere in armonia con il mondo animale, senza ricorrere alla violenza e allo sfruttamento.
Eleonora Gualandi