«Studio le primarie da quindici anni in Italia e non solo, ma la casistica bolognese non mi era mai capitato di osservarla». Con queste parole Marco Valbruzzi, coordinatore dell’Istituto Cattaneo, commenta ai nostri microfoni il caso delle primarie del centrosinistra bolognese in vista delle elezioni comunali del prossimo autunno. Valbruzzi va oltre, definendole «anomale, quasi anarchiche, perché non sono regolate in nessun modo, se non in maniera molto abborracciata e ancora oggi molto deficitaria».
In altre parole non si è mai visto prima che una coalizione organizzasse consultazioni primarie per designare il proprio candidato o la propria candidata senza che fosse definito il perimetro della coalizione stessa.
Primarie di coalizione a geometria variabile, l’anarchia del centrosinistra bolognese
Secondo la ricostruzione che ne fa quest’oggi Repubblica Bologna, al tavolo organizzativo del centrosinistra di ieri sera si è registrato un momento di tensione e addirittura la candidata di Italia Viva, Isabella Conti, avrebbe minacciato di dare forfait alle primarie. Il nodo della discussione riguarda proprio la possibile alleanza col M5S, che era anche alla base delle indicazioni della segreteria nazionale del Pd, ma che non viene digerita dai renziani.
Si tratta di un ulteriore tassello ad esacerbare un clima già molto teso, con Lepore e Conti che non lesinano colpi e accuse, al punto che sembra di assistere già al primo turno delle amministrative vere e proprie.
Ma procediamo con ordine. Secondo il ricercatore del Cattaneo, «tutto nasce da come sono state organizzate queste elezioni primarie a Bologna. Sono abbastanza confuse, quindi anche il modo e i temi su cui i candidati si confrontano, gli elementi di cui sono portatori per quanto riguarda la composizione delle coalizioni a geometria variabile sulla base del candidato, sono abbastanza confuse».
Il problema, secondo Valbruzzi, è l’impatto che questa situazione produrrà sugli elettori, che dovranno decidere se partecipare o non partecipare alle primarie. Non solo: anche il comportamento di quanti parteciperanno e successivamente non si impegneranno a sostenere il vincitore qualora non fosse quello sostenuto.
Questi elementi, però, potrebbero fungere da traino per la partecipazione alla consultazione stessa, dal momento che i cittadini e le cittadine potrebbero scegliere di presentarsi il 20 giugno ai gazebo del centrosinistra per far prevalere l’assetto di coalizione che preferiscono, cioè più orientata a sinistra per Matteo Lepore e più orientata al centro o al centrodestra per Isabella Conti.
«I due candidati sono di fatto portatori di due visioni diverse della coalizione di centrosinistra», sottolinea Valbruzzi.
Anche l’estrema litigiosità dei candidati gioca un ruolo. Ieri è dovuto intervenire il presidente della Regione Stefano Bonaccini a richiamare Lepore e Conti che, come si suol dire, se le stanno suonando di santa ragione. «Si sta scaldando la campagna elettorale – osserva il coordinatore del Cattaneo – perché i due candidati hanno necessità di mobilitare i propri sostenitori e l’innalzamento della temperatura serve anche a promuovere una certa partecipazione, anche se negativa e divisiva. Tutto ciò però può avere un effetto una volta che le primarie saranno concluse, perché se permane questo livello divisivo sarà più difficile costruire un fronte unico».
Per queste ragioni Valbruzzi definisce le primarie del 20 giugno come «il vero primo turno delle elezioni di ottobre», poiché il centrodestra è alla finestra per vedere chi uscirà vincitore.
Non solo: dal risultato delle primarie bolognesi e delle elezioni vere e proprie potrebbero dipendere anche equilibri ed assetti a livello nazionale. Se il “modello Lepore”, con un’alleanza col M5S, dovesse risultare vincente, una coalizione coi pentastellati a livello nazionale potrebbe diventare molto più che un’ipotesi.
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