Venerdì 3 maggio al Locomotiv un live d’eccezione: quello di Classica Orchestra Afrobeat, cui seguirà il vinyl set di Marco Boccitto (Radio3) e FedericoF.
Classica Orchestra Afrobeat, diretta da Marco Zanotti, presenterà in questa occasione il suo quarto album, intitolato “Circles”, che esplora il concetto di circolarità attraverso una fusione di influenze musicali europee e africane. Infatti il lavoro dell’Ensemble è – fin dalla fondazione, risalente al 2011 – quello di indagare la linea di confine tra la musica classica e le tradizioni musicali dell’Africa.
Un po’ di storia: “Classica Orchestra Afrobeat” si compone di 14 elementi, musicisti con varie provenienze musicali, che, sotto la direzione di Marco Zanotti, operano suggestive contaminazioni spazio-temporali: tra passato e presente e tra Nord e Sud del mondo, tra musiche di chiara concezione occidentale e pentafonie e poliritmie dell’Africa. Il primo album era dedicato interamente al leggendario musicista nigeriano Fela Kuti, che – essendo considerato il padre dell’afrobeat – ispirò anche il nome della formazione. Poi ci fu il periodo dell’epica mandinka con l’album “Regard sur la Passe” (con Sekouba Bambino e Baba Sissoko nel 2014: una suite musicale sull’ultimo imperatore d’Africa) e la collaborazione col cantante camerunense Njamy Sitson che sfociò nell’album “Polyphonie” del 2017, lavoro ispirato alla foresta vergine.
L’album, “Circles” unisce tradizioni classiche europee ed africane
Il recente “Circles” (2023, etichetta Brutture Moderne) reca, come presupposto filosofico, la circolarità e l’inevitabilità dei destini naturali. Infatti “Circles” è da intendersi più nell’accezione di “cicli” piuttosto che in quella di “circoli”. Da un lato ci sono le mille forme dell’inquinamento per mano dell’uomo, dall’altro si contrappongono i cicli circadiani e delle stagioni, come a suggellare l’inesorabilità di un eterno ritorno. La figura geometrica del cerchio è un punto cardine delle danze e dei riti delle popolazioni africane. Il disco è suonato con strumenti originari della musica africana, cioè strumenti non industriali ma auto-costruiti, come la mbira o il djembe. E il concetto di ciclo viene recuperato anche per quanto concerne la nostra tradizione classica. Infatti in “Circles” suonano il clavicembalo, la viola da gamba, il violino, il flauto, l’oboe, il fagotto: gli strumenti di quando la musica era la circolarità di forme come la passacaglia o la follia. Sono inseriti anche la batteria, il basso acustico e il sax. Ospite speciali dell’album è la cantante maliana Rokia Traore, presente nel brano “Ka munu munu”, composto insieme a Marco Zanotti e che significa “tutto gira”, a ribadire l’idea ciclica. I brani di Circles sono originali, ad eccezione di un antico brano appartenente alla tradizione degli Shona, gruppo etno-linguistico dello Zimbawe. L’album Circles è prodotto artisticamente da Andrea Scardovi.
La copertina è una foto di Luca Perugino, che ha ritratto una torre di raffreddamento in disuso con uno scatto effettuato dal basso. Per quanto riguarda la messa in scena degli spettacoli live, ci sono le sculture e le scenografie di Mutoid Waste Company. E poi, gli abiti in stoffa grezza, corde e materiale riciclato a cura di Giovanna Caputi. E ancora i gioielli di scena che Marcello Detti ha ricavato da vecchi strumenti in ottone.
Appuntamento quindi il 3 maggio alle 21,30 al Locomotiv in via Serlio per un concerto di grande esplorazione musicale.
Sergio Fanti