La notizia è arrivata ieri da Montecitorio: lo ius scholae, il riconoscimento della cittadinanza italiana ai giovani di origine straniera che frequentano le scuole nel nostro Paese, arriverà in aula il prossimo 24 giugno.
Una notizia che è stata accolta con entusiasmo dal sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ha commentato: «Il Parlamento ha l’opportunità di approvare una legge storica e riconoscere ai tanti bambini e ragazzi che nascono in Italia da genitori stranieri, o che qui crescono e studiano, il diritto di essere italiani al pari dei loro compagni di banco».
Il Parlamento alle prese con lo ius scholae: comincia la battaglia per i diritti
Proprio il Comune di Bologna, nei mesi scorsi, aveva annunciato di voler introdurre nello Statuto comunale un riconoscimento simbolico a queste ragazze e ragazzi con il conferimento della cittadinanza onoraria.
Verso l’avvio della discussione parlamentare, lo stesso Lepore lancia un appello a deputati e senatori: «Come sindaco faccio appello a tutte le forze politiche in Parlamento per il voto favorevole. Deve essere una battagli di tutti».
Ad esprimere soddisfazione è anche Siid Negash, consigliere comunale e membro dell’Ufficio di presidenza del Consiglio dei cittadini stranieri e apolidi della provincia di Bologna. «Eravamo preoccupati – ammette Negash ai nostri microfoni – perché con le elezioni amministrative il rischio è che affossassero anche questa possibilità. Invece c’è stata la tenacia dei membri della Commissione Affari costituzionali e succederà, ma dopo le elezioni perché l’argomento metteva in difficoltà alcuni partiti».
Lo ius scholae, in particolare, è qualcosa di meno dello ius soli di cui si è discusso in passato. Si tratta del conferimento della cittadinanza per quei bambini e quelle bambine, quei ragazzi e quelle ragazze che hanno completato almeno un ciclo scolastico in Italia.
«È un primo passo – osserva il consigliere comunale – ma che dà anche centralità alla scuola come luogo di integrazione e dove un bambino di qualsiasi origine diventa cittadino. Dare una possibilità alla scuola di poter riconoscere un diritto, che per noi è già acquisito quando un bambino nasce in Italia, è un passaggio molto importante».
Non c’è però il rischio che, al pari di altri provvedimenti invisi a Lega e Fratelli d’Italia (come ad esempio il ddl Zan), anche lo ius scholae venga affossato in Parlamento? «Già adesso ci sono più di 400 emendamenti in Commissione, che ovviamente sono ostruzionistici – osserva Negash – Però è un braccio di ferro che deve essere portato avanti e negare il riconoscimento a bambine e bambini non è giusto nemmeno per i figli di chi ora può dirsi contrario a questa legge. Lo ius scholae è il riconoscimento di un diritto che non toglie nulla agli altri, non è una gara».
Il 24 giugno, quindi, comincia una battaglia che, per il consigliere comunale, deve riguardare tutti, non solo i diretti interessati. Questi ultimi vivono come discriminatorie le cose che devono affrontare, in particolare quando raggiunta la maggior età, dopo aver trascorso tutta la vita in Italia, devono fare il permesso di soggiorno come se fossero appena arrivati.
«Il problema è che, a differenza di altre discriminazioni come quelle di genere o di orientamento sessuale – sottolinea Negash – la consapevolezza di questa discriminazione arriva più tardi, verso i 17 o 18 anni e l’attivazione verso i 23-24 anni, che è un po’ tardi».
ASCOLTA L’INTERVISTA A SIID NEGASH: