Domani, 3 ottobre, in via San Giacomo 11 si svolgerà un incontro-scambio tra mondo accademico e chi quotidianamente pratica forme alternative di gestione urbana sul campo. Il convegno è promosso dal Laboratorio Crash, sgomberato lo scorso 8 agosto. Sulla sede alternativa tutto tace.
In cosa consiste “Città, spazi abbandonati, autogestione”
In seguito all’ultima ondata di sgomberi del mese di agosto, che ha visto spazi come il Labàs e il Laboratorio Crash! perdere quei luoghi fatti propri ormai da tempo, i ragazzi del Crash promuovono stavolta una giornata di riflessione a ‘bocce ferme’ sul tema generale e onnicomprensivo della città, degli spazi abbandonati, dell’autogestione. Riflessioni a trecentosessanta gradi sul contesto urbano, su come la città stia cambiando in peggio in virtù del primato di interessi estranei al benessere collettivo e di come, però, ci sia ancora la necessità di parlare di forme alternative di gestione della città stessa.
Dopo lo sgombero dello scorso 8 agosto il Laboratorio Crash! ha da sempre tenuto a precisare il fatto che la loro autogestione non fosse mai stata il fine della loro esistenza, bensì parte di un progetto più ampio, che si fonda sulla riflessione continua del come e cosa significhi abitare un territorio rendendolo conforme agli interessi generali della collettività ed intersecandosi soprattutto con i bisogni delle categorie di persone più in difficoltà.
L’idea che ha spinto il laboratorio Crash! a promuovere questo convegno è stata quella di voler portare la discussione anche in ambienti che permettano la riflessione, uscendo dagli spazi ‘caldi’ più comuni alle realtà dei centri sociali, cioè gli habitat naturali come Piazza Verdi, che per l’appunto lo scorso 14 settembre ha ospitato la più comune forma di resistenza del Crash con l’evento ‘Crash again’ a suon di interventi, concerti e musica.
«Crediamo che tutta questa serie di sgomberi abbiano, cercando di non guardarli soltanto sotto un’ottica negativa, messo in luce una serie di esperienze e lotte urbane anomale su cui crediamo sia importante riflettere a mente lucida e non soltanto nel pieno caldo degli eventi», ci spiega Niccolò di Crash.
Il programma della giornata, disponibile anche sulla pagina dell’evento, appare ricco e articolato: ricercatori, dottorandi, antropologi; il convegno però non è dedicato solo al sapere accademico bensì all’incrocio tra ricerca ed esperienze sociali che si muovono sulla città di Bologna e non solo. La ricca giornata si chiuderà, poi, con un aperitivo di autofinanziamento ed un concerto del gruppo jazz “Trio Sabir”.
Riguardo alla “resistenza” in senso stretto che il laboratorio Crash promette di continuare sul territorio, di fronte alla domanda circa la possibilità di un luogo fisico futuro, Niccolò di Crash risponde: «La presenza di uno spazio fisico per dare vita e voce a tutte queste iniziative la crediamo necessaria per noi e la città. La possibilità che venga riconosciuta questa esperienza ci ha sempre visto aperti ad un confronto con l’amministrazione, ma di fronte alla negazione attuale di questa stessa possibilità, non abbiamo nessuna difficoltà a portare avanti le nostre pratiche»; anche senza un luogo fisico ben determinato, dunque.
Del resto realtà complesse come quelle del Crash non sono solo riassumibili nelle quattro mura a cui i frequentatori del centro sociale erano avvezzi, ma è ben più vasta e variegata: il convegno di domani è ascrivibile all’interno di questa logica, da cui potrebbero nascere molti spunti ed idee con cui poter colorare questa Resistenza permanente e “multicolore”.
Ilaria Bianco
ASCOLTA L’INTERVISTA A NICCOLÒ DI CRASH: