All’indomani dell’entrata in vigore dei controlli per Bologna Città 30, il tema della mobilità continua a far discutere sotto le Due Torri. Tra chi ha fortemente voluto il provvedimento ci sono gli amanti delle due ruote, che troppo spesso si trasformano in vittime negli incidenti stradali coi mezzi a motore.
Ai nostri microfoni, Roberto Tomesani di Salvaiciclisti ribadisce gli obiettivi di Città 30, sostiene che tutte e tutti si abitueranno come è stato per altri provvedimenti del passato e riflette sul mito che avvolge l’automobile.

Il ciclista commenta Città 30 e le proteste: «Ci abitueremo»

Anche i ciclisti non sono stati risparmiati dalle sanzioni nella prima giornata di applicazione di Bologna Città 30. Dieci le multe comminate dalla polizia locale per chi attraversava col rosso o pedalava sotto i portici.
Il provvedimento che abbassa il limite di velocità in molte strade, però, è stato pensato proprio per ridurre la gravità degli incidenti che spesso vedono come vittime gli utenti deboli della strada, cioè pedoni e ciclisti.

Ai nostri microfoni Tomesani ribadisce i dati sui tempi di percorrenza e la velocità media registrata in città già diffusi dal Comune e sottolinea come già da prima fosse impossibile mantenere i 50 km/h per tutto il tragitto da percorrere, poiché nelle strade ci sono i semafori, il traffico e gli attraversamenti pedonali.
Per incidere sui tempi di percorrenza, secondo Tomesani, occorre togliere veicoli dalle strade, ma la cosa sembra piuttosto complessa perché in Italia l’automobile non rappresenta un semplice mezzo di trasporto.

«All’automobile diamo sempre dei significati differenti – sottolinea il ciclista – Se utilizzassimo l’automobile solo per trasportare una damigiana di vino, portare la nonna all’ospedale, andare al lavoro o in vacanza, non avrebbe alcuna importanza che tipo di automobile abbiamo e nemmeno che velocità di punta faccia».
A dimostrazione che attorno all’automobile c’è la costruzione di un mito, Tomesani cita il fatto che non ci sia alcuna automobile che potenzialmente non possa superare il limite massimo di velocità, i 130 km/h in autostrada. Limitazioni che, al contrario, vengono imposte alle bici elettriche e ai monopattini, che non possono superare i 25 km/h.

Rispetto alla fatica denunciata da molti per l’entrata in vigore di Città 30, però, il ciclista è ottimista: «Ci abitueremo. Abbiamo smesso di fumare al cinema e nei locali pubblici, ci siamo abituati all’obbligo di casco e di cintura di sicurezza, ci siamo abituati ai limiti di velocità in autostrada – sottolinea – Tutti provvedimenti che venivano vissuti come una limitazione della libertà, però alla fine ci siamo abituati». Per questa ragione ci abitueremo anche al limite ai 30 km/h.

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