La mobilitazione per salvare il Cinema Bellinzona, il grande schermo in zona Saragozza, non si ferma. La petizione lanciata pochi giorni fa ha già superato le 6300 firme e continua a crescere e l’attenzione che si è creata ha portato i cittadini della zona e i frequentatori della sala cinematografica a immaginare un nuova assemblea. Ancora la data ufficiale non c’è, ma si svolgerà prestissimo, assicura ai nostri microfoni Marco Ferraroni, colui che ha lanciato la petizione intercettando l’affetto verso il cinema.

Cinema Bellinzona, la mobilitazione contro la chiusura della sala

Il problema è emerso grazie a un appello degli stessi gestori del Cinema Bellinzona, che vedono a rischio la propria attività a causa di un progetto, siglato nel 2022, tra la parrocchia dei frati cappuccini San Giuseppe Sposo, proprietari dello stabile, l’Università di Bologna, Er.Go e la Fondazione Carisbo. Il 70% della struttura diventerà uno studentato e di conseguenza gli spazi oggi dedicati al cinema potrebbero essere riconvertiti in favore delle attività della comunità religiosa, sancendo la definitiva chiusura della sala.

«Io vivo a 50 metri dal cinema – racconta Ferraroni ai nostri microfoni – Ci tengo a precisare che non sono portavoce della protesta, ma ho creato la prima petizione della mia vita per creare uno spazio di comunicazione».
Da frequentatore della sala, Ferraroni sottolinea che il Cinema Bellinzona non avrebbe bisogno di essere salvato, perché non si tratta di una sala con pochi spettatori, anzi. A testimoniare l’importanza di quello spazio è la stessa petizione, che in pochi giorni ha già raggiunto le 6300 firme.

Una testimonianza d’affetto per la sala che certifica come sia diventata un punto di riferimento culturale e sociale per una parte della città, ma che ha anche risvegliato la politica. Nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Bologna, infatti, il consigliere del Partito Democratico Franco Cima ne ha parlato in aula, proponendo un tavolo di dialogo tra università, Er.Go e il padre provinciale dei frati cappuccini per trovare una soluzione che salvi il cinema.
A proposito di soluzioni, colui che ha lanciato una petizione ha un’idea: «Creare spazi per gli scout o le attività studentesche – osserva Ferraroni – è sicuramente più facile che spostare un cinema».

In attesa di capire se il progetto andrà avanti sacrificando il Cinema Bellinzona o se, anche in seguito alla mobilitazione, ci si fermerà per trovare soluzioni che salvino la sala, i cittadini e le cittadine che già si sono riuniti per confrontarsi sul che fare per non perdere il cinema si ritroveranno a breve per un’assemblea pubblica. «Non c’è una data precisa, ma ci sono diverse ipotesi di date – conclude Ferraroni – Sarà comunque a breve, in febbraio».

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