Sabato a Cesena la protesta contro il progetto di esplorazione di gas e idrocarburi “Torre del Moro”, autorizzata da Ministero e Regione. Protestano i cittadini e i Comuni. Le trivellazioni in aree naturali protette. L’interrogazione del deputato di SI Giovanni Paglia.

Dopo il fallito referendum dell’anno scorso riemerge il tema delle trivellazioni. Nel cesenate sta montando la protesta di cittadini e istituzioni locali contro un progetto di esplorazione del sottosuolo alla ricerca di gas e idrocarburi. Lo scorso 8 febbraio, con un decreto, il Ministero dello Sviluppo Economico ha conferito a Po Valley Operations il permesso di ricerca idrocarburi denominato “Torre del Moro”. Il permesso, arrivato con il placet della Regione, riguarda un’area di circa 111 kilometri quadrati nel territorio dei Comuni di Forlì, Forlimpopoli, Cesena, Bertinoro e Meldola, a fronte di un canone annuo di 573 euro.

Le trivellazioni insistono su aree naturali protette: l’area di riequilibrio ecologico di Pontescolle a Torre del Moro (Cesena) e il parco naturale del fiume Savio.
“La popolazione interessata non è stata messa nella condizione di partecipare al processo decisionale e ad esprimere un parere consapevole – scrive il deputato di Sinistra Italiana Giovanni Paglia in un’interrogazione al Mise – manifestando preoccupazione e forte mobilitazione alle prime notizie di stampa tanto da suscitare la richiesta di uno stop al progetto da parte dei sindaci di Bertinoro Gabriele Fratto, di Cesena Paolo Lucchi, di Forlì Davide Drei, di Forlimpopoli Mauro Grandini, di Meldola Gianluca Zattini tramite una lettera inviata all’attenzione del ministro”

Il deputato fa presente che i numerosi studi eseguiti negli ultimi decenni, anche dalla Regione, hanno consentito di consolidare valori di subsidenza molto elevati, registrati soprattutto nei territori della pianura emiliano-romagnola, ed attribuibili al massiccio prelievo di fluidi dal sottosuolo, che è stato protratto in tutto il secondo dopoguerra fino ad oggi.
“Ciò nonostante – lamenta Paglia – né la delibera di Giunta regionale n. 725 del 10 giugno 2013, con la quale è stata riconosciuta la compatibilità ambientale del progetto di ricerca, né la delibera di Giunta regionale n. 2124 del 21 dicembre 2015, con la quale è stata espressa l’intesa della Regione Emilia Romagna per la concessione, riportano alcuna prescrizione al proponente in ordine ad eventuali danni derivanti da un aggravamento dei fenomeni di subsidenza nel territorio interessato”.

Il deputato, però, bacchetta anche gli stessi Comuni che adesso si dimostrano contrari al permesso, ricordando come abbiano partecipato a due distinte Conferenze dei Servizi tenutesi nel corso del 2013, propedeutiche all’emanazione della delibera di Giunta regionale di approvazione dell’istanza delle multinazionale.