Continua il ping pong tra Catalogna e Madrid. Il governo spagnolo ritiene insoddisfacente la risposta di Puidgemont sull’indipendenza e dà un nuovo ultimatum: entro giovedì la risposta. Luca Tancredi Barone: “I toni si sono abbassati e i tempi si stanno dilatando: c’è stata qualche telefonata europea”.
La questione dell’indipendenza catalana non è risolta né sepolta. Questa mattina, al contrario, è andato in scena un altro set di quella che ormai sembra una partita di ping pong tra Madrid e Barcellona. Un match che però ha spesso assunto i connotati del braccio di ferro, dove il governo centrale spagnolo ha mostrato e continua a mostrare i muscoli e la Generalitat catalana non sembra voler alzare bandiera bianca.
Questa mattina scadeva l’ultimatum dato dal premier spagnolo Mariano Rajoy a Carles Puidgemont, presidente catalano, per chiarire se la settimana scorsa quest’ultimo ha unilaterlamente proclamato l’indipendenza della Catalogna.
La risposta di Puidgment è stata ambigua: il presidente catalano non ha risposto né in modo affermativo, né in modo negativo. Come sta tentando di fare da settimane, però, ha chiesto due mesi di negoziato e confronto con Madrid, che però sono stati respinti.
Il governo centrale, infatti, ha ritenuto insoddisfacente la risposta della Generalitat. La vice premier spagnola Soraya Sáenz de Santamaría, in conferenza stampa, non ha lasciato spazio ai frantendimenti: “Non era difficile rispondere alla nostra domanda. Dichiarate l’indipendenza sì o no?”. Di fronte alla posizione del governo centrale, Puidgemont ha controreplicato: “Ciò dimostra che ci troviamo di fronte ad un muro di cemento”.
Nel rigettare la risposta catalana, però, Madrid ha lanciato un ulteriore ultimatum, che rinvigorisce la partita a ping pong: “Non può esserci dialogo al di fuori della legge. Barcellona ha tempo fino a giovedì per esprimersi”.
“Tutti avranno notato che i toni si sono molto placati – osserva da Barcellona il giornalista del Manifesto Luca Tancredi Barone – Questo significa che, anche se ufficialmente nessuno lo dichiara, sia a Rajoy, sia a Puidgemont in questi giorni sono arrivate telefonate dall’Europa“.
Secondo Barone, però, ormai la situazione è impostata sul temporeggiamento, per cui sia Madrid che Barcellona stanno dilazionando i tempi nella speranza di uno spiraglio di soluzione.
Sullo sfondo resta sempre l’articolo 155 della Costituzione spagnola, quello che darebbe il potere a Rajoy di revocare l’autonomia di cui già oggi la Catalogna gode e di procedere alla rimozione e alla sostituzione di Puidgemont. Un’ipotesi piuttosto radicale, che non resterebbe senza conseguenze sociali in Catalogna. Se già il primo ottobre scorso, in occasione del referendum non riconosciuto, Madrid è apparsa come autoritaria, l’applicazione dell’articolo 155 compatterebbe ulteriormente il dissenso nei confronti dello Stato spagnolo.
Anche in questo caso, però, secondo il giornalista del Manifesto c’è spazio interpretativo: “L’articolo 155 della Costituzione è un articolo scritto per non essere applicato e per tenere buoni i franchisti. Non esiste nemmeno una legge che dica come applicarlo, per cui la soluzione più probabile è lo scioglimento del governo catalano e la convocazione delle elezioni”.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA TANCREDI BARONE: