Di Casalbruciato si è parlato moltissimo negli ultimi giorni, ma la resistenza antifascista e la lotta per il diritto ad abitare affondano le proprie radici molto più indietro nel tempo. Così come gli attacchi fascisti. Angelo Fascetti, responsabile nazionale di Asia-Usb e storico membro del movimento per la casa romano, ci ha raccontato degli scontri degli ultimi giorni ma ci ha anche offerto un’analisi del territorio.

Movimenti per il diritto all’abitare attaccati a Casalbruciato

Negli ultimi giorni sono tornate agli onori delle cronache alcune polemiche riguardo l’assegnazione di case popolari a persone appartenenti a minoranze che, pur essendo italiane e pienamente legittimate ad accedere agli alloggi, hanno scatenato l’indignazione degli attivisti di Casapound e di una piccola parte dei residenti. Sempre a Roma, già nei mesi passati vi erano state polemiche per la concessione di un alloggio popolare ad una famiglia rom nella zona di Torre Maura.

In questa occasione, gli attivisti del sindacato Asia Usb sono riusciti, assieme alla maggioranza dei residenti, a cacciare il presidio fascista e a far entrare la famiglia nell’alloggio che gli spettava. Assieme ad Angelo Fascetti, responsabile nazionale dell’organizzazione e storico membro del movimento per la casa romano, abbiamo cercato di commentare i fatti accaduti in questi giorni, provando a mettere a fuoco come queste assegnazioni, diventate stranamente più frequenti in periodo di campagna elettorale, vengano strumentalizzate ad hoc dai fascisti di Casapound, grazie a soffiate che arrivano loro da parte di un dirigente del comune,  nel caso vengano concesse case a persone rom, pur essendo molte volte titolari di cittadinanza italiana e comunque regolarmente iscritti alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi.

Si genera in questa maniera una tensione tra i candidati assegnatari delle case popolari. Come sottolinea lo storico attivista, “questo è un meccanismo che si riproduce purtroppo quando assegnano nella porta accanto un rom. È una regia specifica che nasce negli uffici comunali da quando hanno messo a dirigente un certo direttore molto legato alla destra”. Per altro verso è tuttavia la perdurante carenza di alloggi popolari a provocare le tensioni tra i più svantaggiati della società: “le responsabilità vengono da molto più lontano. La mancanza della gestione degli alloggi popolari, la mancanza dello sviluppo delle case popolari fa gioco facile per alimentare la guerra tra poveri”.

L’intervistato ricorda come questo stesso meccanismo un tempo si riproducesse anche tra italiani, quando a richiedere una casa erano i lavoratori emigrati da Sicilia, Calabria, Campania o Abruzzo in cerca di migliori opportunità. Proprio come oggi gli extracomunitari, non avevano diritto alla residenza e vivevano in baraccopoli nelle periferie della capitale. Nello specifico, i residenti della zona di Casalbruciato provenivano dal cosiddetto Borghetto Prenestino, una baraccopoli al lato della celebre via consolare romana. “proprio a Casalbruciato al tempo abbiamo fatto prendere la casa a questi “sbaraccati”. E già da allora c’erano quelli del quartiere che si lamentavano. Noi stiamo cercando di spiegare al quartiere che il problema è la mancanza di una politica delle case e della gestione di quelle esistenti. Questo nostro intervento sta limitando l’azione dei fascisti, che invece è molto gonfiata dai media e dalle televisioni”.

D’altronde, che l’azione dei fascisti sia meramente strumentale ed opportunista traspare dalla loro stessa storia: “quando c’erano i cortei per il diritto alla casa negli anni ‘70, assaltavano i manifestanti e a Casalbruciato ci furono anche sparatorie. Per cui non possono certo rivendicarsi di essere i difensori del diritto alla casa, sono stati sempre quelli che hanno difeso i costruttori”. C’è naturalmente una parte della cittadinanza indignata, quella a cui da anni mancano risposte riguardo alla questione abitativa e che si fanno ingannare dalla propaganda di destra; per Angelo Fascetti tuttavia si tratta di un fenomeno marginale, amplificato dalla stampa.

Il vero problema dunque è la questione abitativa: a fronte di una media europea del 20%, in Italia l’edilizia pubblica è ferma al 3%. “Non si recuperano gli alloggi vuoti, non si fanno politiche attive. Il problema coinvolge sempre più anche il ceto medio, perché non riescono a pagare i mutui – spiega l’attivista – una grande responsabilità ce l’hanno anche quelli che hanno governato; il centrodestra, ma anche il centrosinistra. Faccio un esempio: noi abbiamo ottenuto nel 2014 con una delibera approvata un finanziamento di 250 milioni per affrontare un piano straordinario di emergenza e ancora non vengono utilizzati questi soldi”.

Se la questione abitativa, così come la lotta per la casa, affondano le proprie radici lontano nel tempo e pagano lo scotto di scelte politiche sbagliate da amministrazioni di ogni colore, la retorica e le azioni degli ultimi giorni non sono state altro che propaganda. Quella becera dell’estrema destra, ma anche quella scatenata dall’attenzione mediatica che ha portato il M5S a dividersi tra i tentativi di mediazione della Raggi e l’imbarazzante e tristemente familiare “prima i romani” di Di Maio.

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Elias Deliolanes