Presentato il rapporto Caritas Migrantes 2011. Gli stranieri sono in aumento, non delinquono più degli italiani, non pesano sul welfare e si vogliono integrare
Non sono persone dal tasso di delinquenza più alto, non stanno dando luogo ad una invasione di carattere religioso, non consumano risorse pubbliche più di quanto versino con tasse e contributi, non sono disaffezionati al Paese che li ha accolti e, al contrario, sono un efficace ammortizzatore demografico e occupazionale. È quanto emerge dal 21° Dossier Statistico 2011 sull’Immigrazione redatto da Caritas-Migrantes, che fotografa la presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese.
Secondo il rapporto, nell’ultimo anno la presenza di migranti in Italia è aumentata di 335.258 unità.
Anche sul fronte regionale le conclusioni non cambiano. Secondo i dati aggiornati alla primavera 2011, gli stranieri residenti in Emilia Romagna costituiscono l’11,3% della popolazione. La crescita degli arrivi è in lenta flessione, con un +8,2%.
Sul versante scolastico, l’Emilia Romagna rimane al primo posto in Italia per incidenza percentuale di alunni stranieri (15,2% nella scuola primaria, 15,7% nella secondaria di primo grado). Va detto, però, che la metà degli alunni di diversa provenienza è nato in Italia e appartiene quindi alla seconda generazione.
Nel mondo del lavoro i migranti ricoprono quasi due posti di lavoro su dieci, impiegati soprattutto nell’industria, poi nel settore alberghiero-ristoratico e nelle costruzioni.
I lavoratori più presenti nel mondo del lavoro sono, nell’ordine, rumeni, marocchini, albanesi e cinesi.
Quanto a fisco, previdenza e consumi, l’apporto dei lavoratori stranieri risulta molto importante. Nel 2009 i lavoratori migranti in regione hanno versato 800 milioni di euro di contributi previdenziali e 452 milioni di gettito fiscale, per un totale di 1,25 miliardi di euro.
Contrariamente ai luoghi comuni impugnati dal centrodestra, inoltre, gli stranieri non costituiscono un onere per il welfare, dal momento che usufruiscono solo dell’1% dei servizi nonostante siano l’11,3% della popolazione.