Ormai anche il giochetto della minoranza Pd, che fa la voce grossa e poi obbedisce a Renzi, è logoro. I dissidenti del partito dovrebbero fare qualcosa per dare credibilità alle loro istanze e trovare coraggio e dignità.

Cosa deve fare il povero Matteo Renzi per persuadere la minoranza del Pd a mostrare un filo di coraggio ed essere conseguente alle tante dichiarazioni al fulmicotone che abbiamo ascoltato in questi mesi?
Il premier va culo e camicia con Berlusconi, lo incontra senza rivelare i contenuti del Patto del Nazareno siglato in segrete stanze, propone e fa approvare una riforma del lavoro neoliberista che ha fatto provare orgasmi multipli al centrodestra, presenta una legge elettorale che non piace ad una corrente del suo partito, finge una mediazione che è suonata come un “sfogatevi pure ma tanto si fa come dico io“, insulta i dissidenti dicendo che non contano nulla e fa approvare emendamenti che raggirano il dibattito parlamentare contando sui voti di Forza Italia.

La minoranza si incazza, abbaia un po’, ma quando il padrone mostra il bastone ritorna mansueta e si allinea ai diktat.
Disciplina di partito? Realismo numerico? Fedeltà alla linea anche quando questa è contraria a tutti i valori e i contenuti del programma elettorale con la quale i parlamentari, ora minoranza nel Pd, sono stati eletti?
Qualunque motivazione stia alla base della scelta di cuperliani e civatiani di mostrare un po’ i denti per poi tornare a chinare la testa non ha più scusanti.
La loro credibilità è ormai quasi del tutto compromessa dalla loro condotta.

Prendiamo, ad esempio, il voto di ieri sugli emendamenti e il “maxi-canguro” dell’Italicum. Il governo ha avuto l’appoggio di una maggioranza diversa da quella che lo sostiene? Logica vorrebbe che qualcuno chieda una verifica e un voto sulla fiducia all’esecutivo. In questo modo Renzi sarebbe costretto ad andare in Aula e spiegare qual è il suo programma reale, svelando quindi anche i contenuti del Patto del Nazareno.
Sulla base della relazione del premier, tutti i parlamentari avrebbero la possibilità di decidere liberamente, secondo coscienza e secondo l’impegno che hanno preso coi cittadini, se confermare la fiducia a Renzi oppure negargliela.
Perché nessuno lo fa? A che gioco stanno giocando gli esponenti della cosiddetta ala sinistra del Pd?

L’opposizione alle discutibilissime misure renziane è reale o di facciata? Si risolve solamente nelle ormai patetiche battute di Beppe Civati che, un giorno sì e l’altro pure, minaccia di abbandonare il partito con espressioni simpatiche davanti alle telecamere?
Ormai fa sorridere anche chi spera e aspetta un moto di dignità e di coraggio della minoranza Pd per iniziare a pensare a qualcosa di diverso, ad un’alternativa. Se l’alternativa, poi, porta il nome di Sergio Cofferati o di qualche altro ex, allora stiamo freschi.

Nelle interviste realizzate quest’oggi dai redattori di Radio Città Fujiko ai senatori della minoranza Pd, quest’ultimi tenevano particolarmente al fatto che la ricostruzione del voto di ieri sull’Italicum fosse letta come un “Renzi è stato costretto a ricorrere all’appoggio di Berlusconi per colpa dei dissidenti“.
Un’analisi che fa la stampa di regime, ma che la minoranza non fa nulla per smentire, perché facendo un po’ la voce grossa e non arrivando mai ad una rottura – visto che di elementi gravi ce ne sono a palate – di fatto si è complici di ciò che, a parole, si dice di voler combattere.