La commissione d’inchiesta del Senato brasiliano che ha indagato sulla gestione della pandemia da parte del governo ha dato il via libera per la possibile incriminazione del presidente Jair Bolsonaro per crimini contro l’umanità. Un’accusa gravissima, a cui si aggiungono altri 8 capi d’imputazione, che è stata trasmessa alla giustizia ordinaria brasiliana, ma anche alla Corte Suprema e al Tribunale Internazionale dell’Aja. Sarà ora la magistratura a dover decidere se avviare le procedure.
Crimini contro l’umanità, la relazione del Senato del Brasile inchioda Bolsonaro
Il testo della commissione d’inchiesta, approvato da 7 senatori su 11, raccomanda l’incriminazione, a vario titolo, anche di un’altra ottantina di persone, tra cui diversi ministri, ex ministri, aziende e i tre figli maggiori di Bolsonaro. E i documenti dovranno ora essere sottoposti alla procura generale, che è diretta da un fedelissimo del presidente.
«La commissione d’inchiesta era stata aperta a maggio scorso, dopo pressioni politiche e della società civile, ma anche accuse di reticenza nei confronti della magistratura brasiliana», racconta ai nostri microfoni il giornalista Luigi Spera.
Sei mesi fa, dunque, la commissione del Senato brasiliano ha cominciato ad investigare sulla gestione della pandemia e, alla conclusione dei lavori, sintetizzati dalla relazione approvata ieri, sono emerse prove concrete che inchiodano sia Bolsonaro che il governo brasiliano alle loro responsabilità.
«Bolsonaro mai ha nascosto la sua posizione rispetto ai vaccini, all’uso delle mascherine e alla necessità del distanziamento sociale – osserva Spera – ma una delle cose più inquietanti emerse è l’esistenza di un “gabinetto parallelo“, che si era insediato all’interno del palazzo presidenziale che per certi versi sostituiva la struttura istituzionale democratica del Paese e condizionava le decisioni e le scelte nell’ambito della pandemia».
Un esempio che viene citato è il tentativo di inserire nel bugiardino di un farmaco, la clorochina, la sua valenza come terapia anti-Covid, nonostante la comunità scientifica fosse in disaccordo. Pressioni, condizionamenti che su alcune scelte di gestione della pandemia stessa in Brasile, che potrebbero aver determinato la situazione drammatica registrata nel Paese, che dall’inizio della pandemia ha registrato 21,7 milioni di casi, quasi il 10% di quelli registrati in tutto il mondo, e 606mila morti.
Le prove raccolte dalla commissione parlamentare del Senato, dunque, sono piuttosto solide, ma questo non rappresenta di per sè la garanzia che vengano avviati processi e che le persone indagate siano chiamate a pagare per la proprie responsabilità. Ora, infatti, la palla passa alla procura generale, che dovrebbe spacchettare la relazione a seconda delle responsabilità che vengono attribuite ai diversi indagati, tra tribunali ordinari, Corte Suprema o, per il presidente Bolsonaro, anche la possibilità di impeachment.
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