Dopo due sentenze e nessun versamento in denaro, improvvisamente lo Stato italiano ha proposto di risarcire con 45mila euro le persone che subirono tortura nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001. In molti rifiutano per arrivare alla sentenza della Corte di Strasburgo.
Sono ormai passati 15 anni e mezzo da quanto accadde tra il 20 e 22 luglio del 2001 nella caserma di Bolzaneto, dove molte delle persone fermate durante il G8 di Genova vennero torturate dalle forze dell’ordine. In questo tempo ci sono state due sentenze (nel 2008 e nel 2010) che, seppur con condanne miti, hanno sancito il risarcimento dei danni subiti dalle persone trattenute là dentro.
Fino ad oggi né i responsabili delle torture, né lo Stato italiano hanno versato un euro, al punto che molte delle vittime hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, forti anche della sentenza di condanna per l’Italia scaturita dal ricorso di Arnaldo Cestaro per il pestaggio della Diaz.
Bolzaneto: continua l’immobilismo dello Stato
Oggi, lo Stato italiano ha proposto una conciliazione alle vittime, offrendo 45mila euro a testa per chiudere la partita prima che arrivi la sentenza di Strasburgo. Un’opzione che molti dei ricorrenti hanno rifiutato, preferendo arrivare al giudizio.
“Si tratta della solita strategia dello Stato italiano, che temporeggia e logora le vittime – osserva ai nostri microfoni il giornalista Checchino Antonini – Il governo vuole semplicemente evitare il clamore mediatico che una nuova sentenza della Corte Europea potrebbe produrre”.
Per Antonini, la proposta del governo è indecente , perché non ha mai chiesto scusa per quanto avvenuto nelle giornate genovesi.
Non solo: in ballo c’è anche la tanto attesa legge sul reato di tortura, che in Italia manca da ormai 26 anni, nonostante il nostro Paese abbia ratificato la convenzione internazionale.
“Il testo della legge – ricorda Antonini – è stato più volte modificato su pressione delle lobby delle forze di polizia e, al momento, non risponde ad alcun criterio richiesto dalla convenzione. Paradossalmente, se passasse quella legge, i torturatori della Diaz e di Bolzaneto non sarebbero incriminabili”.