I Garanti del Comune giudicano a maggioranza (3 a 2) inammissibile il quesito presentato dal Comitato Articolo 33, che replica: “verdetto privo di fondamenti giuridici”.
Prima si rifiutavano di decidere e il Tribunale di Bologna li ha sollecitati con una sentenza. Poi hanno temporeggiato, rinviando la decisione all’ultimo giorno utile. Infine è arrivata la bocciatura. I 5 Garanti del Comune di Bologna hanno bocciato il quesito referendario sui fondi comunali (un milione di euro all’anno) alle materne private presentato dal Comitato Articolo 33.
Con una decisione in cui non si è raggiunta l’unanimità (3 su 5 i Garanti che hanno votato contro), si è deciso che il referendum non è ammissibile perché non risponde a principi di sussidiarietà stabiliti dall’articolo 118 della Costituzione, alla legge 62/2000 sulla parità scolastica e altre leggi regionali.
Motivazioni che non convincono i promotori del referendum. Maurizio Cecconi, portavoce del Comitato Articolo 33, che ha presentato il quesito, afferma che il responso dei Garanti è caratterizzato da un’assoluta inconsistenza giuridica.
Anche all’interno dei Garanti che hanno preso la decisione c’è forte perplessità. L’avvocato Piergiovanni Alleva, che ha votato a favore, afferma che “Se il finanziamento alle private fosse un dovere del Comune e non una facoltà, allora tutte le scuole e gli enti che non ricevono fondi potrebbero rivalersi per averne”.
Non sono mancate nemmeno le reazioni della politica. L’Idv parla di bavaglio imposto ai cittadini, mentre esultano Pdl, Lega e Udc.
Le ombre sul verdetto, dunque, hanno tutto il sapore di una decisione che sembra più politica che giuridica.
Ascolta l’intervista a Maurizio Cecconi, portavoce del Comitato Articolo 33.