Hanno lavorato per mesi alla stesura della delibera popolare. Hanno mappato gli spazi pubblici dismessi presenti in città – 180 sicuri, alcuni enormi, ma il numero reale potrebbe essere anche maggiore. Hanno presentato il loro lavoro alla Segreteria del Consiglio Comunale perché venisse discusso dai consiglieri come previsto dai regolamenti. Ma ora ricevono una doccia fredda: in una conferenza stampa convocata sotto Palazzo d’Accursio la rete D(i)ritti alla Città, promotrice della delibera, denuncia il respingimento della loro proposta da parte della Segretaria Comunale.

«la Segreteria Generale del Comune sta ponendo limiti illeggitimi alla partecipazione popolare»

Le delibere popolari sono strumenti tramite i quali semplici cittadini o associazioni possono proporre interventi ed iniziative al Consiglio Comunale. Perché le delibere arrivino all’aula consiliare, però, è necessario un parere di legittimità da parte della Segreteria, ed è questo che è stato negato ai promotori. Ma loro non ci stanno. «Noi contestiamo questa risposta in maniera radicale. Il parere della Segreteria ha gravissimi problemi di merito e di metodo» ci dice Mauro Boarelli, uno dei promotori. «La Segretaria inserisce tra le motivazioni del rifiuto la specificità della proposta – ma da nessuna parte, né nello statuto né nel regolamento, sta scritto che le delibere debbano essere di solo indirizzo! Poi ci vien detto che la delibera interviene su aspetti già disciplinati dal Comune – ma di nuovo, nessun regolamento prevede che questo sia illegittimo! Insomma, la Segreteria sta ponendo limiti illeggitimi alla partecipazione popolare».

L’accusa è rivolta anche all’amministrazione comunale. «Palazzo d’Accursio si fa bello delle iniziative di partecipazione che organizza, ma quando simili iniziative partono dal basso – nel pieno rispetto delle regole – cerca di bloccare l’iter». La rete D(i)ritti alla Città ha già presentato formale risposta alla Segreteria, ma non si ferma, e annuncia l’intenzione di scrivere ad ogni consigliere comunale per informarli della situazione.

La proposta di delibera popolare, come abbiamo raccontato già in passato, prevede che i beni immobili pubblici dismessi vengano censiti e destinati esclusivamente ad uso pubblico a favore della collettività, che la rigenerazione venga pianificata in modo organico, evitando di intervenire su singoli beni senza una visione più ampia della configurazione della città e che le comunità territoriali siano protagoniste della rigenerazione e della gestione attraverso l’autogestione, la cooperazione e il mutualismo.

La delibera si propone anche di contrastare la speculazione edilizia e il consumo di suolo, di tutelare e incrementare il verde urbano e immagina che i beni rigenerati siano collegati dal trasporto pubblico. Inoltre chiede che vengano previsti adeguati stanziamenti per la rigenerazione dei beni dismessi e l’istituzione di un tavolo cittadino per la cura e la gestione dei beni comuni, a garanzia della partecipazione diretta di cittadine e cittadini alla gestione degli spazi pubblici.

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Lorenzo Tecleme