Quella che era nata come un’idea nuova di intendere la politica e la partecipazione civile, sta assumendo negli ultimi giorni tinte fosche al sapor di populismo reazionario. Quando Grillo non conosce quello di cui parla, emerge solo il pensiero urlato e triviale.
Quando le liste civiche riconducibili alla figura di Beppe Grillo si sono affacciate al mondo della politica, a Radio Città Fujiko abbiamo dato loro lo spazio che molte altre testate, le famigerate “mainstream“, negavano loro.
Per molta della stampa e dei media italiani il modo veemente con cui il comico genovese e i suoi seguaci portavano avanti i loro contenuti era già una ragione sufficiente per oscurare il movimento. L’inconfessabile ragione reale, ovviamente, era che Beppe Grillo rappresentava la novità nello scenario politico e comunicativo: era in grado di catalizzare il consenso con metodi nuovi (la rete) e attorno a tematiche scomode alle lobby che governavano e, ahimè, governano questo Paese.
Anche di fronte alle obiezioni di chi, a sinistra, sottolineava che su alcune tematiche (in particolare quelle ambientali) i grillini non dicevano nulla di nuovo, ma riproponevano vecchi temi ecologisti, ha prevalso la capacità del movimento di porre le questioni al centro dell’attenzione.
Poi le liste civiche hanno avuto risultati straordinari alle elezioni e i loro rappresentanti sono entrati di fatto nella macchina amministrativa. Una macchina della quale, ancora oggi, spesso denunciano gli abusi, le storture, la corruzione.
L’esercizio di equidistanza dagli “altri” partiti politici, però, dopo un po’ diventa stucchevole, specie quando si scontra contro temi di cui i consiglieri del Movimento a 5 Stelle sanno poco o nulla.
Tanto capaci a denunciare le malefatte degli altri politici, ad appoggiare battaglie contro eco-mostri o sperpero di denaro pubblico, quanto incapaci di affrontare argomenti che vanno fuori dalla loro agenda e dalla loro preparazione.
Il buonsenso vorrebbe che, quando si ignora un argomento, si abbia almeno l’accortezza di tacere, ma il modus operandi del leader nazionale, sempre e per forza sopra le righe, fa inciampare Grillo stesso e alcuni esponenti locali in clamorose figuracce.
Dover dire sempre e per forza qualcosa su qualsiasi argomento dello scibile umano, atteggiamento di quei politici che i grillini tanto contestano, porta inevitabilmente a derive populiste e reazionarie.
È il caso, ad esempio, della solidarietà ai lavoratori dell’informazione che perdono il posto, che è cosa ben diversa dall’appoggiare le logiche del sistema mediatico italiano e dai finanziamenti pubblici all’editoria.
La questione, nella nostra regione, ha già visto protagonisti in negativo diversi esponenti del Movimento a 5 Stelle. Prima con la solidarietà espressa dal consigliere regionale Andrea Defranceschi ai giornalisti a rischio de l’Unità. Un’onta talmente grave per il movimento che è valsa al consigliere una “democratica” censura degna del Minculpop, alla faccia della libertà di opinione e della critica ai poteri forti che controllano l’editoria italiana.
Solidarizzare con lavoratori, persone in primo luogo, che rischiano di rimanere a casa è evidentemente molto grave per un movimento politico che si propone di rappresentare le istanze della gente. E anche se, secondo la prospettiva grillina, i giornalisti de l’Unità non sono altro che pedine in mano ai “poteri occulti”, quest’atteggiamento forcaiolo è comunque deprecabile.
Il copione si è poi ripetuto giusto lunedì, quando il Consiglio comunale ha espresso solidarietà ai giornalisti de “L’Informazione – il Domani”. In questo caso gli esponenti del Movimento a 5 Stelle hanno precisato (forse imbarazzati?) di simpatizzare con i lavoratori, ma di essere comunque contrari ai fondi pubblici per l’editoria. Posizione legittima se non ci fosse stato il precedente regionale.
Sperando, però, che i grillini trovino in futuro il coraggio di solidarizzare con i lavoratori Fiat che, secondo una logica cieca, lavorano pure per Marchionne…
Il caso più clamoroso e fastidioso, però, riguarda un altro tema: la cittadinanza ai figli dei migranti nati in Italia. Sapendo poco o nulla dell’argomento, ma soprattutto dei problemi concreti che questi ragazzi si trovano ad affrontare, il comico genovese ha scelto una strategia non nuova, che in questo caso si è dimostrata fallimentare e triviale: sparare nel mucchio, esternare pensieri sconclusionati confidando che il mezzo (l’aggressività) potesse aiutare a nascondere la mancanza di preparazione sul tema.
Secondo il Grillo-pensiero, infatti, “La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è priva di senso. O meglio, un senso lo ha: distrarre gli italiani dai problemi reali e trasformarli in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall’altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi”.
Un’occasione per tacere persa, in favore del leitmotiv “sparare a destra e a sinistra” cavalcando il pensiero dell’uomo della strada.
Viene da sperare che quelle parole non siano il pensiero di Grillo, ma della Casaleggio Associati che gli cura il blog e gli scrive molti articoli.
Andiamo però a vedere nel merito i motivi di tale assurdità.
Innanzitutto il comico genovese ha sentito il dovere di intervenire sull’argomento a seguito di un altro scivolone consumatosi durante una votazione in Consiglio regionale. I grillini non hanno votato un odg che chiedeva la cittadinanza per le cosiddette “seconde generazioni”, con tanto di scuse e precisazioni dei consiglieri del Movimento a 5 Stelle. A non aver funzionato, secondo la loro ricostruzione, è il sistema di calcolo dei voti. Come a dire: “Noi non sbagliamo mai”.
Di fronte alla figuraccia, dunque, è sceso in campo Babbo-Grillo a difendere i propri adepti (come se non fossero capaci e abili nel difendersi da soli).
Nel merito della tesi sostenuta, poi, non si capisce perché solo gli argomenti e le posizioni proposte dal movimento meritino attenzione. I problemi italiani sono solo quelli denunciati da Grillo? Il comico è l’unico depositario della verità?
La piega che sta prendendo quella che sembrava una ventata di novità nel panorama politico, assomiglia sempre più alla devozione per una setta.
Ma volendo trascurare gli atteggiamenti da guru o santone, è proprio la tesi che fa acqua da tutte le parti.
I problemi per i figli dei migranti nati in Italia ci sono eccome. Nati e cresciuti in un Paese che (per fortuna solo legalmente) non li riconosce come cittadini, si trovano a non appartenere né al Paese di provenienza dei genitori, nè a quello di residenza.
Questo si traduce in modo grave nella quotidianità. Al compimento del 18° anno, infatti, questi ragazzi si ritrovano clandestini e rischiano di essere rimpatriati (verso quale patria, visto che non ce l’hanno?). File inutili e costose per ottenere permessi di soggiorno per studio e lavoro, problemi anche semplicemente per andare in gita scolastica all’estero, non appartenendo “ufficialmente” all’area Schengen. Rogne burocratiche e rischi concreti per il proprio futuro.
Ma questi non sono i problemi dell’Italia. Tradotto: non sono i problemi di Grillo, perché a lui non interessano.
Basterebbe parlare con uno qualsiasi dei ragazzi delle seconde generazioni per capire l’entità dei problemi che, molto sommariamente e in modo per nulla esaustivo, ho accennato.
I problemi dell’Italia, caro Grillo e cari grillini, passano anche per quelle che ai vostri occhi possono sembrare piccole questioni. Questioni che non meritano di essere liquidate in modo approssimativo, populista e reazionario. Qualcuno, proprio a Bologna, caro Grillo, te l’ha già fatto notare un paio di anni fa, quando fosti cacciato da un corteo di studenti su cui volevi forse mettere il cappello.
Se esiste un “pensiero unico e forte” che spesso in modo nobile denunciate e contrastate, la risposta non può essere un “contro-pensiero unico e forte”.
Molto meglio, come qualcuno ancora cerca quotidianamente di fare, studiarsi i problemi e portare avanti un’opera lenta e costante di informazione e sensibilizzazione.
Non si parlerà forse alle masse, ma si eviteranno le derive che sono funzionali allo stesso potere che dite di voler combattere.