Beaches Brew Festival

Arrivato alla quarta edizione il festival ha fatto parlare di se per alcuni elementi davvero unici.

Innanzitutto le location. In Via delle Nazioni l’aria di festa non è mai mancata. Anni fa erano vere e proprie carovane a partire da Bologna e dal resto dell’Emilia per radunarsi attorno le famose dune di sabbia ed il bagnasciuga, sempre simile a parte alcune eccezioni. Mentre il resto dei bagni emana musica sintetica dai diffusori, all’Hanabi i vecchi strumenti analogici vanno ancora per la maggiore. Sono state oltre 20 le band che si sono qui succedute, zittendo per una volta il garrito dei gabbiani e riempiendo l’aria di distorsioni. Dicevamo le location, difficile pensare ad un altro luogo in Italia dove i musicisti dal palco possano vedere il pubblico azzuffarsi su una spiaggia ed oltre il muro danzante, il luccicare della luna riflessa sul mare. L’Adriatico non sarà il Mare di Cortez, ma ce lo facciamo bastare.

Unica anche la line-up, quest’anno al 90% composta da band straniere. Si va dai cupi Iceage alla ( quasi ) novità post-punk Vietcong fino alle psichedelie di Moon Duo ed i rigurgiti grunge delle Babes in Toyland. C’è n’è stato per tutti insomma. Due palchi diversi, uno più intimo e raffazzonato vicino allo stabilimento, uno decisamente più magniloquente, posizionato sulla vera e propria spiaggia.

Il pubblico proviene da ovunque, accenti italiani e stranieri si sovrappongono. Giovani di Eindhoven e di Chieti si trovano sotto lo stesso ombrellone gustandosi una piadina. Condizione non particolarmente innovativa dato il potenziale della Riviera romagnola, se non fosse che ci troviamo all’inizio di Giugno e tutti gli altri bagni sono pressochè deserti.

In Italia è possibile congiungere serenamente la musica con la natura, creando dal basso una coscienza più rispettosa di ciò che ci circonda e che rende la musica un’occasione per fare turismo consapevole e rispettoso. Persino riempiendo le basse stagioni.

Il Beaches Brew è un modello in tutto questo. Mi auspico che altri seguano l’esempio.

Qui sotto il link per ascoltarvi la chiaccherata che ho fatto con Christopher Angiolini, organizzatore del Beaches Brew Festival e responsabile di Bronson Produzioni.