La prima agenzia di rating dei lavoratori pubblica il suo secondo report dedicato al lavoro nelle grandi distribuzioni e nelle catene di franchising. L’analisi parte dai report ricevuti dalla redazione.

Riportiamo di seguito il report consultabile anche a questo link. L’analisi si propone di rinnovarsi e di essere maggiormente approfondita con l’arrivo di ulteriori segnalazioni.

Bastard report #2: Grande distribuzione e retailer sotto osservazione

Parole chiave: carichi di lavoro eccessivi, straordinari e festivi non retribuiti, capetti abusatori, pratiche di degradazione.

Outlook: propensione al passaggio dall’essere solo poveri all’essere anche bastardi che attraversa tutta la catena della distribuzione.

Indicazioni: comunicare tra colleghi, diffondere l’abitudine a giudicare la propria condizione di lavoro, segnalare esperienze di insubordinazione.

Inauguriamo una serie di report di settore che offrono un giudizio complessivo sulle condizioni di lavoro in diversi ambiti lavorativi. La grande quantità di rating pervenuti sulla grande distribuzione (soprattutto supermercati e ipermercati) e sui retailer (venditori al dettaglio, in particolare grandi marchi in franchising) ci porta a mettere questo settore sotto osservazione e a proporne un’analisi provvisoria. La catena della distribuzione si impone all’attenzione di Bastard and poor’$ anche a causa dei molti scioperi che hanno investito il settore della logistica nel suo complesso, anche là dove esso presta servizi ad alcuni dei più grandi marchi della grande distribuzione organizzata come Coop Adriatica e Esselunga. I lavoratori migranti dei magazzini hanno già espresso il loro rating in modo piuttosto chiaro nei mesi scorsi: gli scioperi nel settore equivalgono infatti a un rating «F» che Bastard and Poor’$ non può ignorare. Pensiamo che queste esperienze rispondano parzialmente ad alcuni dei problemi sollevati dall’agenzia nel primo report. In particolare paiono contrastare la divisione tra i lavoratori e possono essere da stimolo anche per gli occupati in altri comparti del settore. Bastard and Poor’$ ritiene infatti che nel complesso anche i lavoratori del settore preso in esame mostrino un’alta propensione al passaggio dall’essere soltanto poveri a essere anche bastardi, pur esercitando la loro bastardaggine in forme differenti. Ciò risponde pienamente allo spirito dell’agenzia, che per questo ha deciso di concentrarsi sul settore nel suo secondo report, e invita lavoratori e lavoratrici a contribuire con il loro rating (inserisci il tuo rating).

Analisi provvisoria

Nei rating finora giunti, che hanno come bersaglio negozi al dettaglio e ipermercati (vedi elenco in fondo) su tutto il territorio nazionale, emergono condizioni comuni che l’agenzia ha catalogato attraverso una serie di parole chiave. Nel settore le più frequenti sono quelle che si possono vedere nel grafico che segue, espresse in percentuale sui rating in esame:

Forse perché abituati a proporre offerte speciali ai propri clienti, le grandi catene appaiono assai avide quando si tratta di dover comprare il lavoro dei loro dipendenti, tanto da ingegnarsi per trovare «grandi occasioni», cioè lavoratori «discount» che offrano tutte le mansioni ma a un prezzo più basso, e lavoratori «3×2», anzi «3×1», cioè: paghi uno, ma questo ti fa il lavoro di tre. E se si lamenta, lo si dichiara un prodotto scaduto e lo si mette alla porta. Questo mercato si svolge nei segreti uffici manageriali, dove si studiano i contratti più vantaggiosi (apprendistato senza formazione? a progetto senza provvigione? indeterminato ma con appalto a una cooperativa?) e i trucchi e trucchetti per aumentare i ritmi di lavoro e la produttività.

Dai rating emerge una pressione costante per accrescere le prestazioni che assume per chi lavora la forma di una disciplina ferrea alla quale è il più delle volte difficile sottrarsi. Da un lato, si lavora di più, allo stesso prezzo, se non a un prezzo più basso. Molti denunciano l’aumento dei carichi di lavoro (37%), delle responsabilità e delle mansioni, e turni di lavoro massacranti (22%) soprattutto a causa del licenziamento di altri colleghi e colleghe con cui ci si divideva il lavoro. Dall’altro, lo sfruttamento si gioca sul tempo, in particolare attraverso straordinari non retribuiti (30%) e il divieto anche delle pause fisiologiche necessarie (19%). Pare verificarsi nei luoghi di lavoro una vera e propria battaglia sui minuti: minuti di pausa, di cambio d’abito, per non parlare delle ore di permesso e delle giornate di ferie. In questo trend si inserisce anche l’apertura domenicale dei negozi, che diventa davvero conveniente proprio perché non si paga più come un festivo e viene compensata solo attraverso un giorno in più di riposo.

Si tratta di una situazione che, inoltre, dietro l’apparente oggettività della crisi e della contrazione dei consumi, si caratterizza per alti tassi di arbitrio, come ad esempio il fatto che i turni siano spesso decisi all’ultimo minuto per aumentare il malessere dei dipendenti e abituarli a offrire la loro totale disponibilità al lavoro (disponibilità forzata 19%, turni massacranti 22%). E allora ecco che le parole chiave più ricorrenti, cioè pratiche di degradazione (41%) esercitate sovente dal capetto abusatore di turno (44%), sono facilmente spiegabili. Sono condizioni che, anche se sembrano apparentemente specifiche, a un’analisi complessiva emergono come una caratteristica comune e ordinaria della maggior parte delle situazioni lavorative del settore. In generale, si registra un gioco al ribasso su quegli «asset intangibili» che sono i lavoratori, di fronte al quale il sindacato si mostra mansueto e inadeguato: «in teoria non lo possono fare, in pratica sì», questo è la sintetica ma rappresentativa dichiarazione di impotenza di un sindacalista in risposta alle richieste di una lavoratrice precaria.

Il giudizio complessivo del proprio posto di lavoro per quanto riguarda il settore in oggetto è C (= pessimo).

A rendere apparentemente simili la GDO alle vendite in franchising è l’eguale giudizio complessivo che però maschera alcune interessanti differenze.

Per il momento sotto osservazione sono le scarse possibilità di formazione, la scarsa retribuzione e la sofferenza negli orari di lavoro segnalati nel settore delle vendite in franchising. Mentre forte preoccupazione viene espressa dai lavoratori delle grandi catene di distribuzione per quanto riguarda la possibilità di godere di malattia. In attesa di analisi più precise e sostanziose tratte dai rating che Bastard and Poor’$ riceve, rileviamo che due marchi si sono particolarmente distinti per numero di rating e pessime condizioni segnalate: la Coop, per quanto riguarda la grande distribuzione, e Limoni profumerie, per quanto riguarda i retailer.

Invitiamo tutti coloro che sono impiegati nella catena della distribuzione a contribuire con il loro giudizio per trasformare questa analisi provvisoria in un giudizio complessivo sempre più accurato e tagliente. Abbiamo bisogno di voi.

A seguire un elenco delle aziende prese in esame, molte delle quali oggetto di più rating (per un totale di 27 rating):

GDO: – Coop – Iper La Grande – Auchan – Conad – Ikea – Fnac – Decathlon – Esselunga

Vendite in franchising: Scarpe &Scarpe – Marco Giuli shoes – Stella Z – Replay – Poltrone & sofà – Stroili oro – Limoni  Sette camicie – Salmoiraghi – Imperial – Coin – Terranova – Gruppo Bea

Bastard&Poor$