Padoan ha convocato i vertici bancari in un vertice riservato. Cosa sta succedendo alle banche? Dobbiamo aspettarci nuovi crack? Cosa produce la fragilità del sistema bancario? Tutte domande che abbiamo girato all’economista Giacomo Bracci, che cura la rubrica settimanale sulle nostre frequenze.

Ieri mattina al Ministero dell’Economia si è svolto un vertice riservato sul sistema bancario italiano. Pier Carlo Padoan ha convocato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, i vertici di Unicredit, Intesa e Ubi, i rappresentanti di Acri, Abi e del Fondo Atlante. L’incontro, secondo fonti finanziarie, serviva come momento di riflessione sulle crisi del sistema bancario.
Cosa sta succedendo alle banche italiane, se addirittura il ministro dell’Economia ne convoca i vertici? Lo abbiamo chiesto all’economista Giacomo Bracci, che cura una rubrica sulle nostre frequenze.

“Da molti mesi – spiega Bracci – la capitalizzazione delle banche soffre per le incertezze del mercato“. I casi più noti sono quelli di Mps e Unicredit, che presentano due problematiche di livello strutturale: da un lato hanno un alto grado di prestiti divenuti ormai inesigibili e, anche a causa di ciò, dall’altro lato il prezzo delle loro azioni è crollato negli ultimi mesi.
La Bce aveva messo in campo il Quantitative Easing, il sistema di acquisto di titoli di Stato detenuti dalle banche. Questo si è rivelato positivo per la liquidità che ha dato alle stesse banche, ma gli effetti negativi si sono rivelati maggiori dei benefici.

“Se è vero che i prezzi delle obbligazioni sono sostenuti dagli acquisti della Bce – osserva l’economista – le banche, in cambio di titoli di Stato, ottengono riserve che non pagano gli stessi interessi che pagavano i titoli di Stato”. In altre parole, c’è una perdita di profittabilità per gli istituti di credito che hanno in pancia molti titoli di Stato. A questo si aggiunge una mancanza di quei titoli nel mercato dell’Eurozona, poiché gli Stati non ne emettono più, rinunciando alla spesa in deficit.
Se si aggiunge il fatto che la domanda continua ad essere stagnante, il quadro per la tenuta delle banche risulta abbastanza problematico.

I prestiti inesigibili, inoltre, mettono a rischio la possibilità di salvare i correntisti di una banca, a causa del meccanismo del bail in – il salvataggio interno – che secondo Bracci sarà al centro del dibattito nei prossimi mesi. “Ci si interrogherà se mantenere questo meccanismo, perché ha aumentato la rischiosità dell’investimento nel settore bancario, rendendo lo stesso deposito una sorta di investimento sulla tenuta della banca negli anni a venire”.
Un altro tema che, secondo l’economista, si discuterà nei prossimi mesi riguarda il fondo europeo di tutela dei depositi, che per volontà politica non viene finanziato dalla Bce, ma da versamenti periodici delle stesse banche.