La giornalista Eleonora Capelli ricostruisce su Repubblica Bologna quali sono gli spazi in città assegnati senza bando, ma attraverso i “patti di collaborazione” tra Comune e realtà informali. Lo spazio dei Forever Ultras e di Alessandra Servidori hanno seguito lo stesso schema che Ronchi voleva applicare per Atlantide, prima dell’epilogo dovuto a questioni politiche, con la cacciata dell’assessore alla Cultura.
Le attiviste di Atlantide lo dicono da tempo: il meccanismo del bando a cui dovrebbero partecipare per tentare di vedersi assegnato uno spazio pubblico è solo un pretesto per escluderle e indurle ad una normalizzazione.
A supporto di questa lettura arriva oggi la fotografia scattata dalla giornalista Eleonora Capelli, che su Repubblica Bologna firma un articolo in cui mette in fila come, a Bologna, esistano già diversi spazi assegnati dall’Amministrazione a realtà informali, quindi non costituitisi in associazione, e senza alcun bando.
Ciò è possibile, come ribadisce Capelli anche ai nostri microfoni, grazie allo strumento che il Comune si è inventato proprio per sveltire le assegnazioni – lunghe e complicate invece con il meccanismo dei bandi – e per esercitare una propria autonomia politico-amministrativa nella concessione degli spazi pubblici: i patti di collaborazione.
Una strada che l’assessore Alberto Ronchi aveva intrapreso anche con Atlantide, fin quando la situazione è precipitata, con l’epilogo della cacciata dell’assessore alla Cultura, decisa dal sindaco Virginio Merola.
In particolare, non molto distante dalla sede di Atlantide su cui pende l’ingiunzione di sgombero, troviamo la palazzina Liberty dei Giardini Margherita, assegnata ad un gruppo di cittadini che fanno capo ad Alessandra Servidori, moglie di Giuliano Cazzola e vicina a Maurizio Sacconi. Servidori raccolse duemila firme proprio contro Atlantide, dicendo di voler gestire quello spazio, ma per placare gli animi ottenne la struttura nel parco cittadino.
Stesso schema anche per “A Skeggia“, l’ex officina comunale vicina allo Stadio, occupata dai Forever Ultras, ridipinta e assegnata ufficialmente, senza bandi o associazioni, dal Comune lo scorso 10 luglio.
Non è quindi la burocrazia o la forma giuridica ad aver posto ostacoli alla soluzione dei problemi di Atlantide, dal momento che molte altre realtà cittadine – anche le Social Streets, ricorda la giornalista di Repubblica – hanno scelto di non assumere la rigida e stretta forma dell’associazione per garantire una libera adesione a nuovi cittadini e non darsi una struttura verticale. Esattamente come Atlantide.
Anche per Capelli, dunque, le ragioni che hanno portato al fallimento della trattativa sul destino del centro lgbt e punk vanno cercate nella campagna elettorale per le amministrative del 2016 e nei nuovi equilibri interni al Pd e alla coalizione di centrosinistra.