È attesa per domani, giovedì 18 marzo, la pronuncia dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, sul vaccino anti-Covid AstraZeneca. Lo stop alle somministrazioni è arrivato in seguito alla segnalazione di una trentina di persone a livello europeo a cui era stata inoculata una dose di vaccino e che, nei giorni seguenti, hanno manifestato trombosi che le hanno condotte alla morte.
L’attesa del responso degli esperti è febbrile, perché da essa potrebbe dipendere buona parte della campagna vaccinale, unica arma indicata per il superamento della pandemia. Ma il timore è che, anche in caso l’Ema non riscontri una correlazione tra i decessi e il vaccino, la gestione del problema dal punto di vista comunicativo abbia comunque ingenerato nella popolazione preoccupazioni tali da far disertare le vaccinazioni col siero elaborato da Oxford.

AstraZeneca, la genesi del problema

«La sospensione della somministrazione dei vaccini AstraZeneca è cominciata dalla Norvegia – ricostruisce ai nostri microfoni Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze ed altre testate di carattere scientifico – All’inizio si pensava si trattasse di casi di trombosi generiche e i dati non si discostavano minimamente dagli eventi di trombosi che avvenivano anche senza vaccino».
La questione ha assunto toni diversi quando in Germania si è espresso il Paul Ehrilch Institut, che ha segnalato alcuni casi di una trombosi particolare, quella cerebrale del seno venoso. Sono sette i casi su 1,6 milioni di vaccini AstraZeneca somministrati, con un’incidenza che è di 4-5 volte superiore alla statistica dei casi attesi.

«Il rischio è comunque minimo per le persone che si vanno a vaccinare – precisa Cattaneo – ma le agenzie regolatorie stanno cercando di capire se ci sia una correlazione col vaccino ed eventualmente da che cosa possa dipendere».
Cattaneo, però, cita anche uno studio pubblicato nel 2016 su Stroke, una prestigiosa rivista scientifica, secondo cui l’incidenza della trombosi cerebrale dei seni venosi sarebbe più alta di quanto stimato in precedenza: 15,7 casi per milione all’anno.
In ogni caso si tratta di una forma molto rara di malattia, sulla quale ci sono pochi studi. «Il punto è capire se questi casi, che sono stati tutti ravvicinati nel tempo e ravvicinati rispetto alla vaccinazione, possano avere qualche associazione», sottolinea il direttore de Le Scienze.

In ogni caso, tutti i vaccini anti-Covid sono stati approvati in via non definitiva, ma l’autorizzazione è arrivata per emergenza. Ciò significa che se si manifestano effetti collaterali gravi, non solo è la norma che vengano fatte indagini ma – aggiunge Cattaneo – «la farmacovigilanza è sempre attiva proprio perché non c’è un’approvazione definitiva».
Il giornalista scientifico tiene a precisare che le dimensioni del campione su cui sono stati sperimentati i vaccini è assolutamente in linea con la sperimentazione di farmaci elaborati non in fretta e che i possibili effetti collaterali gravi per malattie molto rare avrebbero potuto verificarsi anche con farmaci sperimentati in molti anni.

La pessima gestione istituzionale della comunicazione

Attorno al caso AstraZeneca, però, c’è stata una pessima gestione della comunicazione politica e istituzionale, che potrebbe rappresentare uno degli ostacoli più grandi, indipendentemente dalla pronuncia dell’Ema.
«Il 14 di marzo si diceva non c’è nessun problema e il giorno dopo è stato sospeso il vaccino in tutta Italia, ma anche in Germania, Francia e Spagna – sottolinea Cattaneo – Non è stato chiaro fin dall’inizio che cosa era successo, le informazioni non sono state comunicate immediatamente dalle autorità sanitarie, ma sono arrivate più facilmente attraverso i social network, per cui uno doveva primo avere le competenze per capirle e secondo metterle in fila».

Il giornalista sottolinea che se una comunicazione del genere fosse arrivata ufficialmente dalle istituzioni, si sarebbe chiarito da subito quale era la questione in ballo.
«I media vengono a ruota perché dipendono dalle comunicazioni della politica – continua Cattaneo – se quelle non sono chiare si rischia di generare confusione».
Molto, dunque, è appeso al responso dell’Ema di domani, che potrebbe ad esempio anche escludere alcune categorie di persone con particolari rischi di patologie dalla somministrazione del vaccino.
In ogni caso è bene che la campagna vaccinale prosegua, come ha sottolineato anche oggi l’Oms, perché i 2,6 milioni di decessi nel mondo e i 103mila in Italia sono un tributo troppo alto che è già stato pagato al virus.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO CATTANEO: