Sono il dissidente bielorusso Ales Bialiatski, l’organizzazione russa Memorial e l’ucraino Centro per le libertà civili i vincitori del Premio Nobel per la Pace, assegnato quest’oggi dall’Accademia Reale Svedese. Una scelta diversa da quella su cui puntavano i bookmakers, che davano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come favorito. Il Comitato Nobel, dunque, ha preferito assegnare il riconoscimento a persone e organizzazioni della società civile per lo sforzo di pace compiuto.

Nobel per la Pace, il riconoscimento alla società civile

Ales Bialiatski è un attivista bielorusso noto per il suo lavoro con il Viasna Human Rights Centre of Belarus ed incarcerato prima dal 2011 al 2014 e successivamente nel 2020, risultando ancora detenuto senza processo.
Memorial, la prima delle due organizzazioni premiate, è una ong russa, fondata nel 1989 dal Nobel per la pace Andrej Sakharov, che custodisce la memoria di oltre tre milioni di vittime del Terrore staliniano. L’organizzazione civica “Center for Civil Liberties”, invece, è stata creata il 30 maggio 2007 e ha sede a Kiev.

Il riconoscimento è arrivato con questa motivazione: «Quest’anno i premiati rappresentano la società civile nei loro Paesi, hanno promosso per molti anni il diritto di criticare il potere e proteggere i diritti fondamentali dei cittadini. Hanno fatto un sforzo straordinario per documentare i crimini di guerra, gli abusi dei diritti umani e gli abusi di potere e insieme dimostrano il significato delle società civili per la pace e la democrazia».
«Spesso si pensa che siano solo le istituzioni nazionali, i potenti, i presidenti che decidano la pace – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca della Rete Italiana Pace e Disarmo – No, la pace vera è anche creazione della società civile».

In tutta Europa si prepara la mobilitazione pacifista

Intanto cresce in diversi Paesi la spinta per una mobilitazione pacifista. La coalizione Europe for Peace, formata dalle principali reti per la pace con l’adesione di centinaia di organizzazioni, si dice profondamente preoccupata per l’escalation militare che ha portato il conflitto armato alla soglia critica della guerra atomica. È per questo che tornerà di nuovo nelle piazze dal 21 al 23 ottobre per chiedere percorsi concreti di Pace in Ucraina e in tutti gli altri conflitti armati del mondo.
«Nei prossimi giorni comunicheremo le manifestazioni che si terranno nelle diverse città – fa sapere Vignarca – Dall’inizio del conflitto noi ogni mese abbiamo dato vita ad un’iniziativa».

La Rete Italiana Pace e Disarmo torna a smentire, invece, che si sia già decisa la data del 4 novembre per una grande manifestazione pacifista nazionale, idea nata dopo la disponibilità del M5S di Giuseppe Conte ad una mobilitazione.
«A noi fa piacere quando chiunque decide di rendere esplicita una posizione di pace – osserva Vignarca – Quello che ci sembra un po’ bizzarro è che siano state annunciate delle date attribuite a noi, quando la Rete al momento si concentra sulla mobilitazione dal 21 al 23 ottobre». Per la Rete, in particolare, le mobilitazioni devono essere funzionali agli obiettivi da raggiungere e non solamente «scampagnate di un giorno per la visibilità».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: