35 persone, tra le quali il sindaco della città lagunare e un assessore regionale, sono state arrestate questa mattina con l’accusa di corruzione, concussione e riciclaggio su richiesta della Procura di Venezia. L’inchiesta riguarda gli appalti per la realizzazione del sistema a dighe mobili della laguna, meglio conosciuto come Mose.

Arresti Mose: l’inchiesta della Procura di Venezia

Un nuovo scandalo, questa volta di proporzioni potenzialmente devastanti, si abbatte sul Mose di Venezia, il sistema di dighe mobili, che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta. Questa mattina sono state poste agli arresti 35 persone, tra le quali il sindaco di Venezia, il democratico Giorgio Orsoni, e  l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso. Gli indagati sarebbero in tutto un centinaio, tra questi c’è anche l’ex-governatore del Veneto ed ex-ministro Giancarlo Galan, per il quale è stato chiesto l’arresto (in quanto parlamentare deciderà la commissione preposta), e l’ex-generale della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante. Le accuse mosse dalla Procura sarebbero, a vario titolo di corruzione, concussione e riciclaggio.

L’inchiesta riguarda presunte tangenti, provenienti da fondi neri, destinate ai politici, per gli appalti per la costruzione della barriera di protezione di Venezia, realizzata poi dal Consorzio Venezia Nuova, in qualità di concessionario unico. Secondo gli inquirenti le tangenti pagate ammonterebbero a 20 milioni di euro.

“Sta succedendo quello che ci aspettavamo da anni. Lo scandalo, che era già cominciato con l’arresto di Baita e Mazzacurati, si sta allargano a macchia d’olio” dice ai nostri microfoni Lidia Fersuoch, presidente della sezion Venezia di Italia Nostra, da sempre impegnata contro il progetto della grande opera.

“Il Mose -continua Fersuoch- ci è stato imposto, perchè la città non lo voleva, e neanche il sindaco lo voleva. Ora sappiamo perchè ci è stato imposto: qualcuno doveva mangiarci.”

“Noi denunciavamo che questa grande opera non era essenziale per Venezia, anzi era contraria alla possibilità di salvare Venezia dall’acqua alta. CI sono -continua la presidente- studi tecnici commissionati dall’allora sindaco Cacciari, che dicevano che l’opera era fondamentalmente dannosa e pericolosa. Il Comune di Venezia, nel 2006, aveva cominciato una serie di interventi per fronteggiare l’acqua alta senza il Mose. Purtroppo il sindaco Cacciari non è stato ascoltato -conclude- e questo è il risultato: ora sappiamo perchè.”