Non era mai stata rappresentata a Bologna, e già solo per questo si ammanta di una veste di evento straordinario. Ariadne auf Naxos è l’opera di due geni, Richard Strauss per la musica e Hugo von Hofmannsthal per la drammaturgia. La storia è assolutamente originale: un ricco mecenate chiama due compagnie per allietare una serata nella sua dimora. La prima è composta da seri cantanti d’opera ed un giovane compositore molto impegnato, la seconda da un eccentrico direttore di ballo, una soubrette e quattro maschere italiane. Già la situazione è tesa perché le due compagnie sono state informate che andranno in scena consecutivamente, ma la situazione percepita improvvisamente quando il maggiordomo informa lorsignori che il tempo è tiranno e dovranno mettersi d’accordo per rappresentare uno spettacolo unico. Come sarà mai possibile mischiare due forme spettacolari agli antipodi?
E qui scatta la capacità di Hofmannsthal di inventarsi la geniale fusione tra opera buffa e opera seria. Ma non solo. Riesce infatti a descrivere con grande perizia le contraddizioni del mondo artistico,i compromessi, ma anche i punti di vista diametralmente opposti che puntano lo sguardo sulla medesima realtà. Lo fa, principalmente, attraverso le due figure femminili, la Primadonna, che interpreta Arianna, e Zerbinetta. La prima, già trasfigurata nel personaggio delineato dal compositore, tutta languori e sospiri per l’amor perduto, e con lui anche il senso del vivere, la quale interpreta l’arrivo di Bacco, scambiato per Ermes, come un’occasione per raggiungere il suo Teseo. La seconda, donna concreta e leggera, ma non superficiale, che legge la realtà dal suo punto di vista sostenendo che un nuovo uomo è sempre visto inizialmente come un Dio. Suggerisce a Arianna di non indugiare nello struggimento di ciò che non può tornare e di lasciarsi andare al vento del cambiamento, alla vita. All’uomo nuovo che si stagli a all’orizzonte.
Come avrete notato la drammaturgia si avvicina di più a quella di un film, sta cambiando un’epoca dal punto di vista dello stile e della narrazione. E va proprio in questa direzione la messa in scena di Paul Curran, che vediamo rappresentata fino al 27 marzo a Bologna. Intanto, nelle note di regia, ci ricorda quanto sia attuale questa storia, raccontando episodi di compromesso o modifiche radicali in extremis, a lui stesso successi, dove però, alla fine tutto funziona alla perfezione. Scegli il contrasto tra i due mondi, che però riesce ad amalgamare perfettamente, inizialmente in un gioco davanti e dietro le quinte, poi in scena aperta. Ad un certo punto non si percepisce più lo stacco tra la Primadonna, in stile classico, e le quattro maschere italiane di rosa e fucsia vestite che, insieme a Zerbinetta, ricordano Madonna che cita Marilyn. Ariadne auf Naxos è composta da Prologo e Opera. Nel prologo si spiega l’antefatto, e musicalmente vengono presentati i temi che caratterizzeranno i vari personaggi. Si affastellano, si rincorrono, si mischiano, creando quel caos esteriore, proprio della preparazione di un allestimento, ma anche di quello interiore all’atto artistico, creato dal cambio di commessa. Interessante, nell’opera, l’associazione di soli da parte di differenti strumenti ai diversi personaggi o alle diverse atmosfere. I professori del Teatro Comunale, sotto la direzione magistrale di Juraj Valčuha, che ormai conosce questa orchestra in ogni sua piega, vengono condotti attraverso la partitura di Strauss con una confidenza rara.
Il cast è assolutamente all’altezza. Dorothea Röschmann porta bene, in fondo, la sua Primandonna/Arianna. Una godevolissima Zerbinetta, Olga Pudova, si inerpica con grande estro nelle due arie principali dell’opera e nei gorgheggi del Rondò. Peccato per il Bacco di Daniel Kich, che sugli acuti strappa troppo, tanto da far sobbalzare, di tanto in tanto, sulla poltrona. Ninfe e maschere promosse, malgrado qualche inciampo, ripreso subito ottimamente. Infine, applausi anche per il Compositore, Victoria Karkacheva (si, Strauss decise che dovesse essere interpretato da un soprano), il Maestro di Ballo, Cristiano Olivieri.