Il centro sociale di via Orfeo si è visto staccare la luce per una “sospensione temporanea dell’erogazione di energia per lavori tecnici”, ma gli occupanti temono si tratti di una tappa verso lo sgombero. L’ex-caserma, dopo anni di abbandono e l’occupazione che ha ridato vita allo stabile, è oggetto di un piano di “rigenerazione urbana”. Gli occupanti reagiscono portando le candele durante il mercato del mercoledì.

Centri sociali Bologna: Labas va verso lo sgombero

Labàs, il centro sociale di via Orfeo, è al buio. L’energia elettrica è stata infatti staccata per simulare una sospensione temporanea di energia per lavori tecnici, ma gli occupanti pensano che sia solo una tappa per lo sgombero dell’edificio, dal momento che la luce non è più tornata. Ad inizio estate, infatti, è stato annunciato dal Comune un piano di “rigenerazione urbana“, un progetto di acquisizione di aree della città, che verranno poi utilizzate a fini turistici e di ristrutturazione edilizia. Tra queste c’è anche l’ex-caserma Masini, insieme ad altre vecchie strutture militari, come Sani, Mazzoni e l’area Staveco.

“Neanche un mese fa – scrivono gli occupanti – apprendevamo dalla stampa il progetto comunale di riqualifica degli spazi dell’ex caserma Masini (alberghi, ristoranti, parcheggi), sviluppato naturalmente senza coinvolgere chi la riqualifica la sta già praticando da quasi 3 anni”.
Gli attivisti di Labàs rivendicano il fatto di aver creato uno spazio sociale ricco in un luogo per lungo tempo lasciato all’abbandono. “Hanno tolto l’elettricità a chi su questa fonte non ci ha speculato – si legge nel comunicato – ma l’ha usata per vivere e per metterla a disposizione del quartiere. L’hanno tolta ora che siamo in centinaia a dargli vita ogni settimana, a differenza dei 10 anni precedenti in cui non se ne sono mai preoccupati, lasciando il tutto all’incuria e al degrado”.

La reazione, però, non si fa attendere. Già domani, infatti, nel corso del tradizionale mercatino del mercoledì, gli occupanti chiameranno a raccolta i cittadini solidali, chiedendo loro di portare una candela. “È solo il primo appuntamento – sottolinea Alvise di Labàs – Da lì decideremo come mettere in piedi una campagna di difesa dello spazio, chiamando le persone a scegliere se stare con la speculazione e il mercato o se stare col sociale”.