Manca meno di un mese alle elezioni con cui l’Argentina dovrà scegliere il suo presidente e l’appuntamento è anche un’occasione per fare un bilancio sul mandato del presidente uscente, Mauricio Macri.
Un mandato che per molti sta per finire, vista la situazione sociale drammatica in cui versa il Paese.
“Buenos Aires è piena di bambini che cercano cibo nella spazzatura e tante famiglie che dormono per strada”, osserva ai nostri microfoni Giorgio Tinelli, docente dell’Università di Bologna per la sede di Buenos Aires.

Pochi giorni fa vi è stata l’approvazione unanime dell’estensione della legge di emergenza alimentare e solo ieri sono usciti i dati sulla povertà nel Paese sudamericano, che in un solo anno è passata dal 27,3% al 35,4%: oltre un terzo degli argentini vive in povertà. L’inflazione, intanto, è schizzata alle stelle.
Si tratta degli effetti della crisi lampo del 2018 – spiega Tinelli – che ha impoverito anche il ceto medio, producendo un effetto a cascata: le famiglie del ceto medio hanno iniziato a risparmiare su servizi come giardinaggio, pulizie o babysitting, professioni solitamente svolte dai ceti meno abbienti”.

Il presidente Macri non è quindi riuscito a mantenere le promesse fatte sul contenimento dell’inflazione e la riduzione della povertà. Le sue politiche sono risultate fallimentari e, nella situazione emergenziale, ha predisposto un piano straordinario che, tra le altre misure, prevede anche un serrato controllo cambiario che vincolerebbe le aziende al non superamento della soglia di 10 mila nell’acquisto di dollari.
L’effetto finanziario prodotto è una fuga degli investitori e il ragionevole dubbio che l’Argentina possa a breve smettere di ripagare il proprio debito.

A contribuire ulteriormente a questa sensazione di catastrofico loop economico e sociale, c’è il prestito che il paese ha chiesto lo scorso anno al Fondo Monetario Internazionale, la cui pessimistica prospettiva di ripianamento ricorda lo scenario del 2001, quando l’Argentina andò in default.

Questa situazione socio-economica ha un impatto diretto e decisivo sulla sfera politica. Il primo test lo si è avuto lo scorso agosto, quando alle elezioni primarie il rampollo dei Kirchner Alberto Fernandez ha battuto con un margine del 15% il presidente in carica. La formazione di centro-sinistra populista di Fernández, nell’attualità è data dai sondaggi ampiamente in vantaggio su Macri, per cui la prospettiva più probabile è che quest’ultimo non riesca nell’intento di arrivare a un secondo mandato.

L’asse de Fernández-Kirchner rappresenta un’alternativa credibile per risolvere la situazione socio-economica argentina? “La situazione è piuttosto compromessa – conclude Tinelli – e non c’è un gran ricordo delle politiche kirchneriane, ma sono in gioco le uniche due opzioni che possono avere la possibilità di arrivare al governo”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIORGIO TINELLI: