Da un lato il focolaio a San Benedetto Val di Sambro, con una corsa ai ripari a suon di tamponi e vaccini per evitare la zona rossa, dall’altro le restrizioni da zona “arancione scuro” a Imola e nel circondario, a causa delle criticità registrate per l’aumento rapido dei contagi.
Ammesso che la seconda fosse passata, il territorio della Città Metropolitana di Bologna si trova a fronteggiare la terza ondata della pandemia, con le preoccupazioni per le varianti del virus che ne accelerano la diffusione.

Arancione scuro, i focolai e le criticità nel bolognese

Ai nostri microfoni Giuliano Barigazzi, assessore alla Sanità del Comune di Bologna e presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria, fa il punto della situazione elencando alcuni numeri. «Siamo sicuramente in un rialzo con un numero di casi che va dai 550 ai 600 casi – osserva Barigazzi – L’Rt è a 1,20, mentre nell’imolese è a 1,29. È tornata a salire anche la pressione sugli ospedali, dove abbiamo circa 700 ricoverati, ma soprattutto in degenza ordinaria e non nelle terapie intensive». In ogni caso, sottolinea l’assessore, allo stato attuale il rialzo della curva è più lento rispetto a quello osservato nell’autunno scorso.

I territori di cui si è parlato in questi giorni, San Benedetto Val di Sambro e l’imolese, sono gli unici che al momento hanno manifestato criticità. «Altre segnalazioni non ne ho, ma le cose cambiano anche di giorno in giorno», sottolinea Barigazzi.
Un altro dato significativo, però, è quello dei contagi tra i giovani, che rappresentano un problema sia per le ripercussioni che possono avere sulle scuole, ma anche in generale, dal momento che ragazze e ragazzi sono quasi tutti asintomatici, dunque la diffusione del virus può avvenire in modo più incontrollato.

Ma è sulle strategie adottate dalle autorità che si segnala un cambio di approccio, che lo stesso Barigazzi suggerisce anche a livello nazionale.
Da un lato la ricetta si basa su alcuni elementi: il tracciamento – e su questo il presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria segnala un ulteriore rafforzamento del personale – l’isolamento per le persone trovate positive, il sequenziamento del virus per individuare la presenza delle varianti e la vaccinazione, compatibilmente con le dosi che arrivano in Città Metropolitana.

Dall’altro lato, però, Barigazzi parla di misure più mirate, “sartoriali”, in quanto tarate sul territorio in cui si manifestano i focolai, sulle caratteristiche del focolaio stesso e sull’analisi delle dinamiche dell’epidemia.
«Può quindi succedere che in un territorio si chiudano le scuole che resterebbero aperte in zona rossa – esemplifica l’assessore – e invece si lascino aperte attività economiche che chiuderebbero in zona rossa». Ecco quindi la zona “arancione scuro”.
Ciò consente però ai sindaci di ciascun Comune coinvolto di spiegare, dati dell’Asl alla mano, la ragione delle misure restrittive e non doversi più adeguare a restrizioni indiscriminate come quelle praticate a livello nazionale.

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