Nella notte di ieri l’Arabia Saudita ha bombardato diverse postazioni dei ribelli sciiti Houthi dello Yemen, dando il via ad un’ennesima escalation di violenza a cui anche Stati Uniti e Gran Bretagna hanno garantito il loro appoggio. Lo scopo non dichiarato dell’incursione saudita è colpire l’Iran a maggiornaza sciita che sta diventando sempre più forte.
Un attacco non previsto e allo stesso tempo la più grande operazione militare della storia dell’Arabia Saudita, che ieri notte ha colpito alcune postazioni dei ribelli sciiti Houthi nello Yemen, dove da diversi mesi infuria la guerra civile tra sciiti e sunniti.
Intanto si contano a decine i morti di quello che doveva essere un attacco per soccorrere il presidente sunnita Masour Hadi, ora rifiugiatosi in Oman secondo Sky News Arabia. Anche se, come spiega il giornalista Emanuele Giordana di Lettera 22, le ragioni alla base di questa aggressione sono ben diverse.
“Al momento – spiega Giordana – l’Arabia Saudita gode di un’alleanza militare che non riguarda solamente i i sei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo: ad essa si sono avvicinati anche l’Egitto, la Giordania ed il Pakistan, compresi Stati Uniti e Gran Bretagna. Il motivo di fondo di questo attacco è di fatto la guerra sotteranea tra Arabia e Iran con l’obiettivo di contenere, da parte della prima, l’espansione iraniana nel Medio Oriente”. Si tratterebbe dunque di una cosiddetta guerra per procura: colpire lo Yemen, dove gli sciiti stanno conquistando diverse aree del paese, per colpire l’Iran che, dal canto suo, rappresenta un’area con una maggioranza quasi assoluta di sciiti, storica avversaria della sunnita Arabia.
“Questa è solo una delle ultime guerre per procura. Dietro alla nascita dell’Isis ci sono l’Arabia e tutti i paesi del Golfo che hanno, a loro modo, finanziato la nascita di una milizia sunnita in grado di contenere l’avanzata sciita, e quindi l’influenza iraniana, in Siria e in Iraq” spiega Giordana che sottolinea anche come l’Iran negli ultimi mesi si sia organizzato militarmente per difendere i suoi confini, diventando un motivo di preoccupazione per gli altri stati del Medio Oriente.
Non bisogno inoltre dimenticare il ruolo ricoperto dall’Arabia Saudita per mantenere a prezzi più bassi il petrolio da indirizzare alle economie occidentali. “Gli Stati Uniti – continua Giordana -, ma anche noi italiani, siamo i loro alleati principali. E dal punto di vista commerciale l’Italia è anche il principale esportatore di armi in Arabia Saudita“. Un paese, quest’ultimo, come conclude il giornalista, che era stato pienamente appoggiato dall’Occidente per garantire una certa stabilità in Medio Oriente, e non per diventare, come sta accadendo, un grande elemento di destabilizzazione politico-militare.