I sindacati Cgil, Cisl e Uil sono in allarme su tutto il territorio nazionale e, anche a Bologna, lanciano appelli alle istituzioni per intervenire sul disegno di legge in discussione in Parlamento, che ha già avuto un vaglio in prima lettura al Senato lo scorso 9 marzo. Si tratta di una legge sugli appalti che procede in una direzione di deregulation, rimuovendo la cosiddetta “clausola sociale“, una norma che garantisce continuità occupazionale a lavoratrici e lavoratori in appalto, ma al tempo stesso previene la speculazione e la competizione al massimo ribasso, che è spesso la porta di accesso delle organizzazioni mafiose negli appalti.
Appalti, l’appello contro la deregulation
A Bologna Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato un appello a Matteo Lepore, sindaco di Bologna e della Città Metropolitana, affinché eserciti pressioni sul Parlamento per correggere il disegno di legge.
«Il legislatore sta interpretando in modo sbagliato una direttiva europea – osserva ai nostri microfoni Maurizio Lunghi, segretario della Cgil di Bologna – secondo cui il libero mercato richiederebbe di togliere tutti i lacci e lacciuoli. Noi invece pensiamo che il libero mercato di per sè combini dei guai se non ci sono delle regole che lo definiscono».
Gli effetti del libero mercato si sono visti in questi anni in tutti i processi di esternalizzazione, decentramento, appalto e subappalto, e hanno creato disastri.
«Basti solo pensare al settore della logistica – sottolinea Lunghi – quello che è accaduto sul tema della sicurezza sul lavoro. Non è un caso che gli infortuni aumentino, perché non ci sono più controlli e le aziende non competono più in maniera regolare. Tutto viene tagliato in nome e per conto del libero mercato, anche la vita umana, e questo non è accettabile».
La clausola sociale: una garanzia che rischia di venir meno
In particolare, la clausola sociale è quella norma che, in caso di cambio di appalto, garantisce a lavoratrici e lavoratori che già operano su un determinato servizio di mantenere il proprio posto di lavoro con la nuova azienda che si è aggiudicata la gara e di conservare lo stesso trattamento economico. In questo modo si impedisce che la competizione nei bandi e nelle gare possa essere condotta risparmiando sul costo del lavoro e dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
La rimozione della clausola sociale, così come contenuta nel disegno di legge sugli appalti, porterebbe ad una sostanziale perdita dei diritti di chi lavora.
Non solo, l’apertura al massimo ribasso che la rimozione della clausola sociale comporta aprirebbe la strada alla penetrazione della criminalità organizzata all’interno degli appalti, con fenomeni come il lavaggio di danaro sporco e speculazione mafiosa.
«Sono tutte cose che abbiamo già visto ad esempio col processo Aemilia – ricorda il segretario della Cgil – che ci fanno dire che il nostro territorio non è esente da questi problemi».
Il disegno di legge in Parlamento viene discusso in concomitanza con l’arrivo dei fondi del Pnrr, che necessità di una certa velocità (5 anni) nella realizzazione dei progetti. Questo può influire nella volontà di allentare i vincoli? «È chiaro che bisogna stare molto attenti perché le pressioni in questo senso sono molto forti – constata Lunghi – Noi già ieri in Città Metropolitana abbiamo chiesto che per i progetti che si realizzeranno coi fondi europei vengano rispettati i protocolli già sottoscritti a livello metropolitano, perché non sono i diritti di lavoratrici e lavoratori che rallenteranno i lavori».
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