Il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna e l’Università di Bologna introducano procedure etiche per gli appalti pubblici e gli acquisti che escludano tutte le aziende implicate in gravi violazioni di diritti umani e diritto internazionale umanitario, inclusi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. È quanto chiede il Coordinamento cittadino Bologna per la Palestina, che porta avanti, insieme alla campagna Bds, un’azione non-violenta contro Israele per il massacro che sta compiendo a Gaza.

No ad acquisti e appalti con chi viola i diritti umani: la richiesta etica alle istituzioni

Il coordinamento riunisce oltre 40 associazioni della società civile bolognese e si è costituito per chiedere il cessate il fuoco immediato e permanente in Palestina, per fermare il genocidio in corso a Gaza e per porre fine alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele, che continuano da oltre 75 anni.
È all’interno di questa battaglia, quindi, che viene avanzata la richiesta alle istituzioni bolognesi, affinché non si rendano complici dei crimini che l’esercito israeliano sta compiendo a Gaza dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

Bologna per la Palestina non è l’unica realtà ad agire su questo fronte. In particolare nelle Università è molto forte la pressione che la componente studentesca, insieme a una parte di docenti, sta esercitando nei confronti degli organi accademici affinché interrompano o non partecipino a progetti con Israele, soprattutto nel settore bellico.
Nelle ultime settimane sotto i riflettori è finito il bando Maeci, una gara partita dal governo italiano che prevede proprio progetti di ricerca i cui risultati verrebbero proprio utilizzati dall’apparato militare israele. Alcuni Atenei, ad esempio Torino, dopo le proteste di studenti e insegnanti hanno deciso di non partecipare al bando.
La richiesta del coordinamento bolognese va oltre il mondo accademico e si rivolge anche a Comune e Regione. Ciò che si chiede è che sia l’etica a guidare gli acquisti e gli appalti pubblici.

«La nostra richiesta riguarda tutte le aziende, non solo quelle che sono complici dell’oppressione del popolo palestinese – specifica ai nostri microfoni Mario della Campagna Bds di Bologna – È una presa di posizione di principio ed etica che chiediamo alle nostre istituzioni. È una richiesta che va avanti in tutto il mondo, ci sono già altre città in Europa e nel mondo che hanno preso posizioni simili».
Il tema era stato sollevato in città in occasione dell’incontro con uno dei fondatori di Bds, Omar Barghouti, invitato a parlare a Bologna dai gruppi di maggioranza in Consiglio comunale. Tra il coordinamento e Palazzo D’Accursio, dunque, è in corso un’interlocuzione, così come è in corso con alcuni consiglieri della Regione Emilia-Romagna.

Analoghi tentativi sono stati fatti con l’Università di Bologna, che finora però ha rigettato le richieste di esprimersi per il cessate il fuoco nel conflitto israelo-palestinese. I Giovani Palestinesi avevano occupato il Rettorato e hanno ottenuto un incontro pubblico col rettore Giovanni Molari per il 24 aprile.
Il giorno dopo, Festa della Liberazione, il classico corteo antifascista sarà guidato dai Giovani Palestinesi e lo stesso 25 aprile sarà incentrato sul tema Palestina, come racconta Sofia dei Giovani Palestinesi.

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