Dopo l’annuncio della firma di un protocollo tra Ateneo e sindacati confederali sugli appalti di servizio dell’Università di Bologna, i lavoratori di Coopservice afferenti a Cub smontano il documento: “Non serve ad impedire un nuovo caso Paleotti”. Anche allora tutte le regole furono rispettate, da clausola sociale a contratti e contributi. Il problema è che Università, con la firma di un accordo dei sindacati confederali, comprò un servizio che non rispondeva alle mansioni reali.
Il nuovo protocollo sugli appalti di servizio dell’Università di Bologna, firmato nei giorni scorsi da Cgil, Cisl e Uil e Ateneo, non servirà a scongiurare nuovi ‘casi Paleotti’, la struttura universitaria che fece scandalo l’anno scorso perché i lavoratori percepivano un salario inferiore ai 3 euro all’ora.
A sostenerlo è Cub, il sindacato che fece emergere il caso e affiancò i lavoratori Coopservice nella battaglia.
Ai nostri microfoni, Luigi Caporale, rsu Cub a Coopservice, spiega perché quel protocollo non serve: “La maggior parte dei punti contenuti fu rispettata anche all’epoca, il problema sono le responsabilità di Università e Cgil e Cisl“.
Nel corso del cambio di appalto per la gestione della biblioteca multimediale, spiega Caporale, furono rispettate sia le clausole sociali, con il riassorbimento dei lavoratori che già prestavano servizio a Palazzo Paleotti, sia le retribuzioni e i contributi previsti dal contratto nazionale. Il problema però, è che quel servizio, acquistato sulla piattaforma Consip, non rispondeva alle reali mansioni che si svolgono all’interno della struttura.
“L’Università ha acquistato un servizi sbagliato, che prevedeva guardiania e portierato, mentre all’interno della biblioteca multimediale si svolgono assistenza tecnica e bibliografica“.
Ad avvallare quell’errore furono anche Cgil e Cisl che firmarono un accordo con Legacoop, che di fatto permetteva di demansionare i lavoratori e i loro salari, nonostante le mansioni che essi svolgevano erano le stesse.
L’Università acquistò apposta un servizio sbagliato, magari per spendere meno? “Questo non lo possiamo sapere – afferma l’rsu Cub – ma di certo sappiamo che l’appalto precedente prevedeva quelle mansioni che improvvisamente sono sparite nel servizio acquistato dall’Università“.
Di fronte ad un nuovo inquadramento, i lavoratori inizialmente operarono uno sciopero bianco, rifiutandosi di svolgere le mansioni non previste dal nuovo contratto, ma la lunga attività lavorativa all’interno della struttura e il senso di responsabilità nel garantire il funzionamento della biblioteca multimediale hanno fatto sì che i lavoratori non se la siano sentita di bloccare tutto ed abbiano svolto mansioni che non venivano loro riconosciute dal contratto.