Questa sera presso il Salone del Centro Poggeschi una serata dedicata alla storia dell’antimilitarismo, dall’obiezione di coscienza al servizio civile. Un incontro pubblico per parlare di antimilitarismo e dei tagli che questo importante servizio sociale sta subendo.
La storia e il presente, i movimenti per l’obiezione di coscienza anche nei confronti delle spese militari e infine il servizio civile, il modo in cui si esprime la tradizione antimilitarista oggi. A 40 anni di distanza, in occasione dell’anniversario di una legge che introdusse l’obiezione di coscienza in Italia, un incontro pubblico per raccontare e ribadire l’importanza di obiezione e servizio civile.
Dopo che in quegli anni centinaia di giovani per rifiutare le armi avevano scelto la dura strada del carcere militare, il 12 dicembre 1972, il Parlamento italiano approvava la Legge 1221 che istituiva il servizio alternativo alla leva obbligatoria e, tre giorni dopo, la legge 772 sul riconoscimento della obiezione di coscienza.
“La miopia politica ha portato negli ultimi anni a tagliare le risorse per il Servizio Civile. In un momento di difficoltà economica che colpisce le fasce più deboli, occorre chiedere un incremento dei fondi destinati al servizio civile che, ad oggi, prevedono per nei prossimi mesi l’impiego di soli 19.000 volontari. Cifra ben lontana dai 50.000 giovani avviati al servizio nei primi anni di entrata in vigore della legge. Sono volontari essenziali per tante azioni innovative e di solidarietà” scrivono gli organizzatori dell’incontro al Centro Poggeschi questa sera. L’incontro è promosso da Aprimondo Centro Poggeschi, Pax Christi Punto Pace Bologna, con la adesione del Circolo ACLI Giovanni XXIII.
“Ricordiamo che la legge ha solo sospeso l’obbligatorietà del servizio militare. In ogni momento un nuovo governo potrebbe riammetterla. Questo è importante sottolinearlo. Sono stati fatti dal governo precedente degli investimenti per conto del Ministero della Difesa in spese militari e i fondi per il servizio civile invece sono stati tagliati. E’ importante ricordare come questa possibilità per i giovani sia un momento non soltanto formativo ma anche di crescita personale e per questo bisogna continuare a sostenerlo” afferma Antonio Ghibellini, storico militante antimilitarista che negli anni precedenti all’approvazione della legge sull’obiezione aveva portato avanti il suo impegno per questa causa.