È il 12 marzo 1977 quando le forze dell’ordine si presentano in via del Pratello 41. Sono giorni e ore concitati, il giorno prima per le strade di Bologna, più precisamente in via Mascarella, è stato ucciso uno studente universitario, Francesco Lorusso, militante di Lotta Continua. In via del Pratello, invece, ha sede una delle tante radio libere che, nei mesi precedenti, sono esplose grazie alla rottura del monopolio dell’etere. È Radio Alice, una radio unica per tanti aspetti, ma la cui esistenza, con i carabinieri alle porte, sta per finire.
In un libro la vita di Valerio Minnella, tra antimilitarismo, Radio Alice e molto altro
Ai microfoni in quel momento c’è un giovane che sta trasmettendo in diretta. Parla agli ascoltatori, ma parla anche alle altre persone presenti in redazione, dicendo di fare attenzione perché le forze dell’ordine stanno picchiando alla porta e sembrano intenzionati a volerla sfondare. Nei momenti concitati, tra il comunicare in radio, capire cosa sta accadendo e cercare di mettersi in contatto con gli avvocati, il giovane speaker decide di mettere un brano musicale, uno qualsiasi.
La situazione non permette di selezionare la musica, lo speaker prende il primo disco che trova, lo annuncia e dice una frase gergale che, nel momento drammatico, strappa un sorriso: «Se vi va bene bene, se no seghe».
È proprio questa la frase che dà il titolo alla biografia di Valerio Minnella, attivista non-violento, obiettore di coscienza, redattore di Radio Alice e tante altre cose. “Se vi va bene bene se no seghe – Dall’antimilitarismo a Radio Alice e ancora più in là” il titolo completo del libro edito da Alegre.
Un libro a sei mani, perché la storia è quella di una vita, quella appunto di Minnella, ma assieme a lui, nel favorire il racconto, troviamo Wu Ming 1 e Filo Sottile. Un lavoro di tre anni, come racconta lo stesso Valerio ai nostri microfoni, che il protagonista voleva fare: «Wu Ming 1 però mi disse che era un pretesto per raccontare 50 anni di movimento».
Anni intensi, quelli della vita di Minnella, che in Radio Alice vedono solo una (breve) stagione di un’esistenza sempre ribelle, ma soprattutto coerente con un’etica e dei valori che il protagonista ha ostinatamente portato avanti, anche pagando un prezzo salato.
È il caso, ad esempio, della battaglia contro il servizio militare, che cronologicamente si colloca prima dell’esperienza in etere. Valerio è stato uno dei primi obiettori di coscienza, quando rifiutare la naja prevedeva il carcere. Il protagonista ne era consapevole e per questo, insieme ad altri giovani, ha pagato con la galera il rifiuto della violenza e delle armi, ma più in generale (come si vedrà in altri momenti della sua vita) dell’ottusa gerarchia.
Minnella, insieme agli altri obiettori di coscienza, hanno però saputo trasformare la repressione subita in un punto di forza che ha portato, non molto tempo dopo, alla promulgazione della legge sull’obiezione di coscienza e il servizio civile.
Pochi anni dopo, tra il 1976 e il 1977, ecco che la vita di Valerio si trova nuovamente in un crocicchio storico, quello appunto di Radio Alice, il cui esperimento ha portato grandi innovazioni anche nel panorama della comunicazione italiana, rompendo l’unidirezionalità del messaggio, introducendo il “linguaggio sporco”, rompendo i vincoli del palinsesto.
La comunicazione, per Minnella, è stata al centro dell’interesse anche dopo la parabola di Radio Alice. Ed è così che nei primi anni del nuovo millennio lo ritroviamo nelle esperienze delle Telestreet. Il tentativo è stato simile a quello compiuto dai pionieri delle radio libere: rompere il monopolio della comunicazione e democratizzarla. Se per le radio il monopolio era detenuto dallo Stato, per le televisioni, diversi decenni dopo, era il potere berlusconiano a rappresentare un blocco.
L’esperienza di Telestreet, tuttavia, fu molto meno fortunata, sia per questioni tecniche che «per questioni psicologiche», spiega Minnella. A differenza della radio, la tv di strada era tecnologicamente visibile da un numero piccolissimo di persone. E ciò ha disincentivato molti dal compiere la fatica di realizzarla.
Con l’arrivo della rete, Minnella si è concentrato su un nuovo fronte, quello che riguarda i dati, un tema prepotentemente centrale anche oggi.
Tra attivismo, comunicazione e tecnologia, il protagonista si è spesso trovato in mezzo a importanti snodi storici. Ma la consapevolezza è arrivata dopo, non mentre li stava vivendo. «Facevo quello che ritenevo giusto fare, non ho mai pensato di essere il perno di un avvenimento». Fedele alla non-violenza (termine che ritiene poco efficace per via dell’avverbio negativo) e sinceramente libertario, Valerio Minnella è testimone e protagonista di stagioni importanti della storia italiana, quella dal basso e poco raccontata, anzi: spesso volutamente rimossa.
“Se vi va bene bene se no seghe – Dall’antimilitarismo a Radio Alice e ancora più in là” proprio oggi verrà presentato a Bologna in due diverse occasioni. Alle 18.00, al Centro Sociale della Pace di via del Pratello 53, insieme a Wu Ming 1 e Nino Iorfino, dove al centro del discorso ci sarà la comunicazione.
Alle 21.00, invece, la presentazione a Nassau, in via de Griffoni 5/2a, in compagnia di Renzo Craighero e Carlotta Forni. Protagonista in questa seconda presentazione sarà l’antimilitarismo.
ASCOLTA L’INTERVISTA A VALERIO MINNELLA: