Il Sipps rileva che in Italia si prescrivono troppi antibiotici ai bambini. Le cause principali sono le difficoltà a raggiungere la diagnosi microbiologica dell’infezione e le pressioni dei genitori. Le conseguenze sono reazioni avverse come la resistenza batterica. L’Italia tra i primi Paesi in Europa per sviluppo dell’immunità ai batteri. I pediatri attivano una campagna per l’uso corretto.

Antibiotici si, antibiotici no. Quando è davvero necessario usarli? E quando invece sarebbe meglio aspettare? Sono stati questi i temi principali al centro della Consensus Conference, da poco conclusa a Bologna, che ha visto riuniti i maggiori esperti italiani di pediatria per discutere sull’impiego giudizioso della terapia antibiotica nelle infezioni delle vie aeree in età pediatrica.
“L’obiettivo della conferenza, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche internazionali – afferma il dottor Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) – era quello di offrire al pediatra, al medico di medicina generale che si occupa di bambini e alle famiglie, uno strumento utile ed aggiornato per un adeguato ed efficace trattamento antibiotico nelle più frequenti infezioni delle vie aeree nei bambini”.

Secondo i dati emersi, prendendo in esame come popolazione di riferimento i bambini di età compresa tra 1 mese e 18 anni, gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, soprattutto a livello ambulatoriale: l’88,7% delle prescrizioni antibiotiche in età pediatrica sono effettuate dal pediatra (61,2%) o dal medico di famiglia (27,5%) e di queste oltre il 33% interessano bambini in età pre-scolare.
Il maggior numero di prescrizioni di antibiotici viene eseguito per il trattamento delle infezioni respiratorie.
Secondo il rapporto dell’Osservatorio Arno pubblicato nel 2011, che ha preso in esame una rete di 31 Asl sul territorio nazionale, gli antibiotici vengono prescritti nel 42% dei casi ai bambini di età inferiore ad 1 anno, nel 66% a quelli di 1 anno, 65% dai 2 ai 5 anni, 41% dai 6 agli 11 anni e 33% negli adolescenti dai 12 ai 13 anni.

Alla base dell’eccessivo utilizzo di antibiotici in pediatria sono stati individuati vari fattori, tra i quali la difficoltà nel raggiungere una diagnosi microbiologica dell’infezione. Altre cause di eccessiva prescrizione sono poi rappresentate dalle pressioni da parte dei genitori sul proprio medico.
“Ma quando si utilizza una terapia antibiotica – sottolinea Di Mauro – non bisogna sottovalutare le eventuali reazioni avverse, così come l’incremento del fenomeno delle resistenze batteriche, associate proprio ad una eccessiva prescrizione di antibiotici, con un impatto rilevante sulla sanità pubblica”.

Secondo i dati emersi durante la Consensus Conference, infatti, l’Italia risulta tra i Paesi europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza, soprattutto verso lo Streptococco, lo Stafilococco, l’Enterococco, l’Escherichia, la Klebsiella o la Pseudomonas. Ciò si manifesta con maggiore frequenza nelle regioni del Centro e del Sud rispetto a quelle del Nord, conseguenza diretta del maggior consumo di antibiotici rilevato in queste aree geografiche.

L’associazione, quindi, corre ai ripari indicando alcune raccomandazioni specifiche per i pediatri sull’uso razionale degli antibiotici, in particolare per il trattamento della faringotonsillite acuta, dell’otite media acuta, della rinosinusite, della sindrome influenzale e della polmonite acquisita in comunità.
Predisposta inoltre una campagna di informazione sull’utilizzo giudizioso di questi medicinali, attraverso la creazione di poster e depliant che verranno diffusi presso gli ambulatori dei pediatri. Sarà inoltre creata, all’interno dell’area genitori del sito www.sipps.it, una sezione interamente dedicata ai quesiti più frequenti che ogni genitore si pone in merito a questo argomento.