Il 22 maggio ricorre l’anniversario dell’approvazione della legge 194/1978: 30 associazioni da tutta la regione hanno inviato una lettera all’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini per chiedere di deospedalizzare l’aborto farmacologico in Emilia-Romagna. Due le richieste delle associazioni: prevedere che in tutti i consultori familiari sia data la possibilità di utilizzare l’IVG farmacologica in sicurezza e nel rispetto della privacy e prevedere la possibilità di effettuare IVG farmacologica in servizio ambulatoriale come prassi, dando la possibilità di autosomministrarsi il farmaco in casa seguendo le indicazioni dei medici.

L’OMS consiglia l’IGV farmacologica

Le richieste presentate si basano sulle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pubblicate nel 2022, in materia di interruzione volontaria di gravidanza e sul documento “Indicazioni operative per l’offerta della Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) farmacologica in Italia” pubblicato a settembre 2023. Giulia Sudano specifica che: «ad oggi è possibile chiedere l’aborto farmacologico solo in 3 consultori regionali. È molto importante che l’accesso all’aborto farmacologico diventi realtà e prassi diffusa, anche l’OMS lo specifica».

«Sappiamo che una richiesta molto sentita anche dal personale sanitario, perché renderebbe meno pieni gli ospedali, ridurrebbe i costi e permetterebbe una miglioria del servizio. Inoltre l’aborto farmacologico è il più sicuro tra le tecniche abortive. Anche per chi lavora negli ospedali e nei consultori quindi prevedere che la seconda fase dell’aborto farmacologico avvenga a casa sarebbe ottimale, permetterebbe migliori ritmi di lavoro» continua Sudano, che con conclude: «ci sono tutte le premesse perché questa richiesta venga accettata e resa realtà».

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