E’ la prima impressione quella che conta davvero? Artisti visivi come Monet ne erano convinti. Uno stimolo visivo è in grado di suscitare una reazione che impatta l’intelligenza emotiva dell’osservatore. E la prima impressione, dopo l’apertura del sipario di Andrea Chénier, gioca un ruolo importante nell’impostazione della temperatura emotiva del pubblico.

Ci si sente inizialmente rassicurati dalla magnifica veduta bucolica en plein air che funge da cornice alla festa nel palazzo della Contessa di Coigny.

Ma qualcosa non quadra. 

C’è una grottesca noncuranza ad accompagnare i personaggi sulla scena. Gli abiti, dopo un primo sguardo, mostrano evidenti macchie e sporcature rivelatrici di una decadenza che stona; in ultimo ecco delle macerie in proscenio.

La musica di Umberto Giordano, ora dolce ora concitata, suggerisce una tensione  nervosa celata a fatica. E in effetti a poco a poco i prodromi della Rivoluzione Francese riverberano anche nel piccolo avamposto di tranquillità della Contessa, dove la poesia di Chénier, il popolo affamato e l’insofferenza di Gérard fanno esplodere il caos.

Difficile non percepire la provocazione che suscita la regia affidata a Pier Francesco Maestrini.

Guerra, rivoluzione e malessere sono realtà più vicine e attuali di quanto non ci illudiamo di pensare. La domanda da porsi è se si sia in grado di starci davanti o se sia più semplice volgere lo sguardo altrove. 

La direzione musicale: OKSANA LYNIV

Non un caso che a dirigere sia l’astro nascente e direttrice musicale del TCBO Oksana Lyniv, la cui presenza, oltre a regalare una sensibilità intelligente capace di restituire bene il senso della musica di Giordano, rimarca l’importanza di non lasciarsi prendere dall’indifferenza miope che ci vuole centrati su noi stessi.

L’opera regala una sequenza maestosa di tableaux di fronte ai quali è impossibile restare indifferenti. Sublimi come solo alcuni quadri del Louvre sanno essere, le scene, animate dal coro e  dai figuranti della Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone, contribuiscono grandemente a fare immergere in una dimensione che, già piena grazie alla musica, diventa così tridimensionale. 

IL CAST

Calcano la scena nella giornata del 18 ottobre, un eroico Gregory Kunde nei panni di Andrea Chénier. In forma smagliante il tenore statunitense regala una performance emozionante, ribadendo la sua autorità nel padroneggiare un repertorio ampio.

Roberto Frontali impersona Carlo Gérard, imponente e grintoso, si attira una pioggia “bravo” per la partecipazione emotiva donata alle sue arie.

Maddalena di Coigny è Erika Grimaldi duttile e agile forma una coppia convincente con Kunde e alla fine ottiene un’ottimo ritorno di pubblico.

Bene anche i comprimari e il coro, anche se in alcuni passaggi si è faticato a cogliere bene la dizione per un problema di volumi.

Nel complesso si esce dal Teatro Comunale carichi di un’energia debordante e gli occhi sono grandi, pieni di bellezza.

FOTO CREDITS: ANDREA RANZI