Stamattina, davanti al palazzo della Prefettura, gli ex-lavoratori Cie hanno formato un presidio per chiedere ancora di venire reintegrati dopo aver subito il licenziamento da parte della cooperativa che gestiva la struttura in via Mattei. I rappresentanti sindacali sono stati ricevuti in Prefettura, colloquio positivo ma la situazione è ancora molto fumosa.

Dopo la chiusura del Cie di via Mattei, la cooperativa che lo gestiva (L’Oasi) ha licenziato i dipendenti della struttura che, a tutt’oggi, non hanno ancora ottenuto nessuna proposta lavorativa alternativa. “Dal 28 di febbraio non percepiscono neppure più l’indennità di disoccupazione” denuncia Anna Maria Margutti di Cgil Funzione Pubblica. Per chiedere quindi con forza il rispetto dei loro diritti e il reintegro occupazionale, i lavoratori si sono schierati stamattina davanti al palazzo della Prefettura.

“Abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo per la ricerca di un’occupazione alternativa al Cie – spiega Anna Maria Margutti – in attesa che ci sia una nuova struttura, rispetto alla quale faremo una richiesta al comune di Bologna e alla Regione lunedì 7 affinché ci siano dei nuovi centri di accoglienza per immigrati con una filosofia completamente diversa da quella dei Cie”.

La risposta definitiva della Prefettura arriverà lunedì; per ora è stato garantito l’interesse a trovare effettive soluzioni lavorative, se non con l’apertura di un tavolo, quanto meno attraverso l’impegno in prima persona del Prefetto. I sindacati, da parte loro, hanno già messo in chiaro che, se non perverranno soluzioni effettive e soddisfacenti, da martedì il presidio riprenderà a oltranza.

Per quanto riguarda il futuro della struttura in via Mattei, le prospettive sono ancora più vaghe. “La prefettura ha ancora un’indicazione, che è quella ministeriale, di dover ancora comprare i beni di prima necessità per la possibile riapertura del Cie – riporta la sindacalista, che prosegue – rispetto a questo abbiamo fatto una domanda precisa se ci sono indicazioni chiare: non ci sono”.

Sindacato e lavoratori si dicono comunque decisamente contrari a una soluzione di questo tipo: i dipendenti erano in prima linea nel denunciare le disastrose condizioni igienico-sanitarie all’interno del Cie e il totale non rispetto della dignità umana nella struttura detentiva, per come è configurata e per la modalità barbara dell’appalto al massimo ribasso.

Pietro Gallina