E’ stato votato ieri dal Senato il ddl che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura. Meno netto delle attese il riferimento ai pubblici ufficiali che si rendono colpevoli del reato.
Reato di Tortura: il ddl arriva in Senato
E’ strutturato in pochi articoli il disegno di legge sul reato di tortura, che ha ricevuto ieri il voto favorevole di Palazzo Madama. Ora il provvedimento, come modificato al Senato, passa alla Camera dei Deputati. Non è prevista una fattispecie di reato specifica per i pubblici ufficiali che si rendano protagonisti della condotta in questione, per i quali, la loro condizione sarà elemento aggravante. Si prevede, inoltre, che le informazioni ottenute attraverso pratiche di tortura non possano essere utilizzate, oltre al divieto di espellere stranieri che rischino di essere torturati nel loro paese d’origine e al mancato riconoscimento dell’immunità diplomatica per i cittadini stranieri condannati per il reato di tortura.
“Il commento non è univoco, -dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia– Da un lato dopo 25 anni di ritardo viene da dire che meglio questo che altro ritardo. D’altra parte quello che non si vorrebbe vedere è che il testo s’impantani alla Camera.”
“Il testo può essere migliorato a Montecitorio, soprattutto per quello che riguarda il fatto che la tortura sia considerata un reato comune e non è questo che chiede il diritto internazionale. E’ vero che c’è l’aggravante se il reato è commesso da un pubblico ufficiale, ma non è questo che chiede la Convenzione Onu contro la tortura.”
Riguardo ai fatti della Caserma di Bolzaneto, Noury ricorda la sentenza.”Se ci fosse stato il reato di tortura nel codice penale, quelle fattispecie che già erano tortura avrebbero potuto essere punite in maniera adeguata alla gravità del reato. In diversi altri casi immagino che la prescrizione non ci sarebbe stata e sarebbe stato riconosciuto che a Genova come altrove erano avvenuti fatti gravi che il diritto internazionale qualifica come tortura.”