80mila persone iscritti agli uffici di collocamento, nessun miglioramento sul fronte occupazionale nonostante gli incentivi. La Cgil certifica il buco nell’acqua della riforma Fornero sul lavoro.

Era stata venduta come una riforma che, contraendo alcuni diritti come quello dell’articolo 18, avrebbe rilanciato l’occupazione e favorito le assunzioni di lavoro stabile. Invece la riforma Fornero sul lavoro si sta rivelando un vero e proprio buco nell’acqua.
Almeno così è a Bologna, dove i dati sulla disoccupazione sono impressionanti: “Stiamo raggiungendo il 6% – avverte Maurizio Lunghi della segreteria provinciale della Cgil – un tasso mai visto prima a Bologna”. 120, invece, i licenziamenti per ragioni economiche.

È proprio una nota del sindacato di via Marconi a fornire i dati sull’occupazione nella nostra città. 80mila le persone iscritte nelle liste di collocamento dei centri per l’impiego, di cui 25mila hanno meno di 35 anni e 60mila sono iscritti da oltre un anno. “Quest’ultimo dato – sottolinea Lunghi – ci dice che anche quando le persone trovano un lavoro, si tratta di contratti a progetto o a termine di 3 o 4 mesi”.
Non è un caso, infatti, che siano esplose anche le partite iva che, come rileva il sindacato, sono forme di lavoro dipendente mascherato da lavoro autonomo.

A nulla o molto poco sono serviti gli incentivi, anche regionali, per l’incremento del lavoro stabile, come le misure sull’apprendistato o le agevolazioni a chi assume a tempo indeterminato. “Su 150mila avviamenti al lavoro del 2012 – osserva il sindacalista – ben l’89% riguardava contratti a termine o a progetto e dunque occupazione non stabile”.

La ciliegina sulla torta, se così si può dire, riguarda l’utimo atto del governo Monti che si è dimenticato, “o così vuol far credere” ironizza Lunghi, di inserire la copertura finanziaria, attraverso l’Inps sul mantenimento dell’iscrizione alle liste di mobilità per coloro che hanno perso il lavoro nelle realtà al di sotto dei 15 dipendenti. Una falla che mette in difficoltà 7500 lavoratori “becchi e bastonati” perché non potranno usufruire dell’aiuto che le liste di mobilità consentono con gli sgravi contributivi a vantaggio delle imprese che assumono dalle liste stesse.