Prima era stata promessa per il 7 gennaio, poi è stata posticipata all’11 e infine, su base di un’ordinanza del presidente della Regione Stefano Bonaccini, ulteriormente procrastinata al 25 gennaio. La riapertura delle scuole superiori sembra non arrivare mai, almeno in Emilia-Romagna, insegnanti, studenti e studentesse e loro famiglie sono stanchi di didattica a distanza (Dad) e consapevoli delle gravi conseguenze che questa situazione sta creando dal punto di vista psicologico, ma anche formativo, per migliaia di giovani.
È per questo che, anche a Bologna, domani si terranno dei sit-in davanti ai licei e agli altri istituti superiori della città.
Scuole, “la dad non è più sostenibile”
L’appuntamento è per mercoledì 13 gennaio alle 8.15 davanti alle scuole. Ad organizzare la mobilitazione è, ancora una volta, “Priorità alla scuola”, che promette una protesta sempre più numerosa e determinata.
«È ormai evidente quello che purtroppo molti di noi avevano intuito da tempo: a dispetto delle ripetute dichiarazioni del presidente Bonaccini e dell’assessora all’Istruzione Salomoni, la Regione Emilia-Romagna non può o peggio non vuole riaprire le scuole superiori», si legge nel comunicato che promuove la protesta di domani.
Chi vuole il ritorno della scuola in presenza sottolinea le conseguenze del protrarsi della didattica a distanza al 100%: aumento della dispersione scolastica e delle disuguaglianze sociali, incremento esponenziale del disagio psicologico e psichiatrico degli adolescenti, danni cognitivi che rischiano di diventare irreparabili.
«Noi non neghiamo l’emergenza sanitaria e la mancanza dei reali adeguamenti strutturali delle scuole – precisa ai nostri microfoni Caterina Donattini di Priorità alla Scuola – Dall’anno scorso di battiamo perché questi adeguamenti vengano fatti e ci è stato detto che, almeno in parte, alcune misure erano state prese. Però pensiamo che la dad non sia più sostenibile per i danni che sta producendo e per il fatto che simbolicamente stiamo affermando che la scuola non è un bene essenziale, non è un diritto».
Per Priorità alla Scuola, l’esperienza della Regione Toscana «dimostra che, anche a fronte di un innalzamento della curva epidemiologica, la Dad al 100% alle superiori non è l’unica soluzione possibile. La Regione Toscana ha infatti mantenuto l’impegno a riaprire in presenza al 50% dopo aver messo in atto misure semplici e alla portata di tutti: potenziamento del trasporti, controlli davanti alle scuole per evitare assembramenti, screening sistematico e periodico della popolazione scolastica. Non vogliamo credere – che i nostri amministratori non siano stati in grado di prevedere l’aumento dei contagi nel mese di gennaio, o che non siano capaci di predisporre misure analoghe a quelle della regione Toscana. Possiamo solo dedurre che non abbiano voluto farlo, poiché la Dad al 100% è più comoda, più economica e più conveniente».
La questione, quindi, attiene anche ad una visione politica che si ha dell’istituzione scolastica. «A chi crede che la scuola sia solo il luogo delle competenze e delle nozioni, la scuola azienda che serve solo a formare i lavoratori di domani – osserva Donattini – la dad va benissimo. Ma la scuola non era questo, non è questo il suo ruolo. La scuola forma pensiero critico, serve a formare la persona. È la scuola di relazione che, con la dad, non riesce ad esserci più. Noi vediamo rallentare la maturazione psicoaffettiva degli studenti, la maturazione della condizione psicosociale, li vediamo disorientati, c’è una regressione evidente nella capacità di sviluppare rapporti indipendenti».
Donattini, che insegna in un istituto professionale di Bologna, garantisce che la sua scuola, ma immagina anche tutti gli altri istituti, abbiamo fatto tutto il possibile per garantire le condizioni per un ritorno in presenza e per adeguarsi ai diversi dpcm che via via si susseguivano.
Non altrettanto può dirsi delle istituzioni del territorio, dal momento che le stesse hanno ritenuto di posticipare ancora la riapertura delle scuole.
ASCOLTA L’INTERVISTA A CATERINA DONATTINI: