È uscito questo mattina il nuovo rapporto di Amnesty International sulla Libia, in particolare sulle attività della cosiddetta Guardia Costiera e sul trattamento riservato ai migranti reclusi nei centri di detenzione. Si tratta di un rapporto che, senza mezzi termini, individua una complicità europea nei crimini commessi dalle autorità libiche, che vengono finanziate e foraggiate dall’Italia e dalla Ue per fermare i flussi migratori verso il Vecchio Continente.

I crimini in Libia e la complicità europea

«Proprio mentre il Parlamento si appresta a rinnovare la cooperazione con la Libia – osserva ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – Abbiamo pubblicato nuove prove riferite al primo semestre di quest’anno. In particolare la cosiddetta Guardia Costiera libica, nei primi sei mesi del 2021, ha intercettato in mare e riportato nei luoghi di terrore da cui erano fuggite oltre 7mila persone».
Respingimenti effettuati dalla Libia per procura, dal momento che il diritto internazionale vieta agli Stati europei di effettuarli.

Il rapporto è basato 53 testimonianze tra i migranti riportati in Libia e rinchiusi nei centri di detenzione. E la condotta della Guardia Costiera è a dir poco agghiacciante: manovre che fanno capovolgere le imbarcazioni dei migranti, guardiacoste che filmano la scena anzichè soccorrere le persone finite in mare, che sparano alle imbarcazioni che inseguono facendo annegare i migranti ed altre crudeltà.

Vi è però un ulteriore elemento che peggiora le cose e incarna la complicità europea nei crimini libici. «I centri di detenzione informali che prima erano gestiti dalle milizie – spiega Noury – ora sono stati integrati nel sistema della direzione per il contrasto all’immigrazione illegale del governo libico, che ha promosso addirittura chi gestiva quei luoghi informali, che ora diventano luoghi ufficiali di detenzione».
In altre parole sono state condonate e sistematizzate la tortura, la violenza sessuale, l’estorsione, lo sfruttamento e il lavoro forzato.

Ieri pomeriggio Amnesty International ha dato vita ad una manifestazione davanti a Montecitorio proprio perché il Parlamento si appresta a rinnovare il memorandum con la Libia. Una scelta che vede contraria l’organizzazione umanitaria.
«I diritti non sono acini di un grappolo d’uva – conclude Noury – per cui uno lo prendi, uno lo lasci lì e uno lo butti. Da questo punto di vista non capisco perché chi è a favore giustamente del ddl Zan poi sia a favore anche del proseguimento della cooperazione con la Libia».

ASCOLTA L’INTERVISTA A RICCARDO NOURY: